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GranMilano

Un terremoto chiamato Moratti (più spavento a sinistra, però)

Fabio Massa

L'ormai ex vicepresidente della Regione Lombardia attacca Fontana e l'amministrazione regionale. E non risparmia critiche al governo Meloni. Il Terzo polo la insegue

Guido Bertolaso il gran pragmatico a occuparsi della riformata Sanità al posto di Letizia Moratti, che intanto se ne va – tanto tuonò che risultano sorprendenti i moti di stupore e rinculo a destra, ma soprattutto a sinistra – dalla vicepresidenza di Regione Lombardia e pare essere attirata dal Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi – ma chi lo sa, lo scopriremo solo vivendo le prossime ore (visto che sarà decisione a brevissimo). E non a caso il suo trait d’union, cioè Mariastella Gelmini che l’ha anticipata nell’esodo da Forza Italia ai terzopolisti, nel passaggio della dottoressa Letizia ci ha sempre creduto. Ne parlava, ne ragionava, la elogiava, le telefonava. Gran colpaccio, se dovesse avvenire. Per ora Moratti tira una bordata con un comunicato che sa di coltello affilato da lunghi mesi di rancore: “Questa Amministrazione (…) a mio avviso non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi”. Si conferma Shakespeare: “L’inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa”.

 

Le bordate più significative però, poiché quelle ad Attilio Fontana erano nelle cose, sono le critiche a Giorgia Meloni e al neonato governo: per le scelte di riammettere i medici no vax e i tentennamenti poi rientrati sulle mascherine nelle Rsa: segno piuttosto evidente che Lady Letizia non ha in testa nessun rientro tramite nomina di tipo governativo, Né cercava appoggi in FdI, e che forse i sorrisi sul suo volto e su quello di Matteo Salvini era soltanto il sollievo per una convivenza forzata finalmente giunta al termine.

 

Anche Fontana sorride. E si leva i guanti nel comunicato con cui accetta le sue dimissioni e nomina Guido Bertolaso, già tra i salvatori di Lombardia durante la guerra al Covid. Poi fontana si occupa di Moratti, forzando un po’: “I dubbi che avevo espresso sul posizionamento politico di Letizia Moratti erano fondati. È chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi. E’ sorprendente che l’assessore al Welfare dichiari oggi che l’azione della Giunta non sia sufficiente. Ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare che abbia sollevato mai problemi”. E poi, ancora, a sferrare il colpo che più fa male all’orgoglio dell’ex sindaco di Milano, che sempre ci ha tenuto a essere ritenuta una grande lavoratrice priva di disattenzioni o pensieri che ne inficiassero l’operato: “Procediamo immediatamente alla nomina di un assessore al Welfare che si occupi – senza distrazioni politiche – esclusivamente dei bisogni dei cittadini a partire dagli interventi sulle liste di attesa”. Quelli bravi direbbero che un rapporto logoro si è finalmente strappato. Di certo le cose stanno andando come si sapeva sarebbero andate ormai da mesi. Tutto il resto (trattative, Olimpiadi, ipotesi di nomine in enti governativi anche internazionali) sono stati solo tentativi, a dire la verità da sempre rifiutati da Letizia Moratti, che ha sempre e solo detto di voler correre per Regione Lombardia. La cosa più interessante, adesso, è paradossalmente stare a vedere quali saranno i contraccolpi a sinistra: il Terzo polo dovrà decidere, se appoggiarla o no, e dunque se rompere definitivamente con Pd. Ma nel Pd, e non è una sorpresa, si alza qualche voce non proprio contraria a un’alleanza con Calenda-Renzi (via Letizia Moratti).