GRAN MILANO

Dagli autisti di Brescia ai camerieri di Mantova, storie di ordinario mismatching

Dario Di Vico

Che sta succedendo al mercato del lavoro lombardo? Il vero rischio è la prorompente avanzata del sommerso

Dopo gli stagionali-che-Gardaland-non-trova è la volta della corsa a ingaggiare camionisti con stipendi super. Il mercato del lavoro lombardo ribolle e ne succedono di tutti colori. A Brescia mancano tremila camionisti, a Mantova bar e ristoranti non trovano camerieri, a Milano la catena Rossopomodoro versa nelle stesse condizioni e queste storie di ordinario mismatching ormai occupano con sempre maggiore frequenza i titoli di apertura dei quotidiani di provincia.

 

Nel caso degli autisti si è andati anche oltre, perché una solida azienda bresciana di trasporti, la Germani di San Zeno, non trovando personale ha pensato bene di saltare gli intermediari e di pubblicare su Bresciaoggi un avviso a pagamento.  “Germani assume n. 50 autisti da integrare nel proprio organico. Verranno loro affidati autoarticolati nuovi di fabbrica con dotazioni di comfort e sicurezza di ultimissima generazione”. Ai nuovi assunti l’azienda offre uno stipendio netto al mese tra 2.800 e 3.500 euro. Più tredicesima, quattordicesima e un bonus di almeno 5 mila euro. “Disponibilità per appuntamenti anche nelle giornate di sabato e domenica” e di seguito un numero a cui chiamare. 
   

Gli esperti di logistica non si sono sorpresi perché la mancanza di autisti è ormai cronica, le offerte di lavoro sono aumentate del 105 per cento e si stima che ne servano almeno 20 mila. Un trend che interessa tutti i grandi paesi europei ma che da noi è più marcato. Ma in realtà l’offerta della Germani è rivolta a chi già ha la patente e lavora magari in una delle 2.400 ditte della provincia. Il super stipendio serve dunque a “rubare” autisti ai concorrenti, e l’escamotage sembra aver funzionato visto che i centralini dell’azienda di San Zeno sono stati presi d’assalto con centinaia di chiamate.
 

Su Bresciaoggi si è aperta una discussione sul confronto tra la paga di un operaio siderurgico e un camionista chez Germani. Il primo può oscillare tra i 1.700 e i 2.300 euro a seconda che lavori in un’azienda con contrattazione di secondo livello o meno, ma ha il vantaggio di un orario ben codificato (7 ore e mezzo), di mangiare non a spese sue e soprattutto di dormire a casa propria. L’orario di lavoro di un autista, invece, si avvicina alle 15 ore per l’allungamento dei tempi di carico/scarico e comporta tutti i disagi del vivere per strada. Così si spiega anche la crisi di vocazioni. Prendere le patenti costa, una volta chi aveva il servizio militare aveva imparato a guidare e doveva solo convertire l’attestato, oggi invece c’è il rischio che il mercato venga monopolizzato dai camionisti dell’est più disponibili agli orari infiniti e alle paghe inferiori. Vedremo se la mossa di Germani genererà un effetto a catena e una maggiore considerazione per uno dei lavori più duri e insieme pericolosi.
 

Ma che sta succedendo al mercato del lavoro lombardo? “C’è che in Lombardia l’economia tira e i casi di cui si parla riguardano i settori più vivaci. Dalla ristorazione al turismo fino alla logistica – risponde Maurizio Del Conte, presidente di Afol, l’agenzia milanese del lavoro – di recente abbiamo concluso un accordo con 20 amministrazioni comunali dell’hinterland per formare ben 200 autisti”. Ma quello del camionista è comunque un lavoro con una precisa competenza, laddove invece vengono richiesti camerieri e stagionali si fatica ad avere il controllo di ciò che accade nelle filiere. “Quando riusciamo a programmare i flussi di personale tutto gira bene. Nei giorni scorsi è finito un corso di formazione professionale per 120 addetti alla ristorazione che hanno trovato lavoro prima di finire, ma purtroppo è un’eccezione”. E il vero rischio è la prorompente avanzata del sommerso. Mezzo lavoro pagato in part time e mezzo in nero oppure il ricorso a chi già prende il Reddito di cittadinanza ed è disposto a essere invisibile. Tutto ciò che abbiamo raccontato avviene nei moderni vagoni della locomotiva lombarda, figuriamoci altrove.

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