Carlo Monguzzi (LaPresse)

GRAN MILANO

Carlo Monguzzi, una vita da mediano ecologico. Ma ora il suo nemico è la giunta green 

Fabio Massa

Una carriera politica tra Verdi (soprattutto) e Pd, consigliere comunale nella città meneghina, guida la mega commissione su ambiente e trasporti. Ma dice: “È imbarazzante stare in un Comune che fa solo comunicati stampa”. È lui la vera spina del fianco del sindaco Beppe Sala. Perché non si accomoda all’opposizione?

Spiace scomodare i viaggi sentimentali di Stern, ma la sua massima sulla persistenza si adatta perfettamente alle nostrane vicende piccine e meneghine. E dunque, se è vero che “è nota col nome di perseveranza quando si tratta di una buona causa − e di testardaggine quando la causa è cattiva”, quale sarà la definizione corretta per la vicenda politica di Carlo Monguzzi, forse l’unico vero oppositore di Beppe Sala, la spina nel fianco, il coltello nella schiena del sindaco?

 

Passo indietro. Carlo Monguzzi è un Verde. La sua storia è talmente lunga che ci vorrebbe una intera pagina, considerato che inizia la carriera (sì, carriera è la definizione giusta) nel 1990, con l’elezione in Consiglio regionale. Da allora non si è mai allontanato da una carica elettiva, come fosse allergico alla lontananza dagli incarichi. Nel 2009 lascia i Verdi ed entra nel Pd, che nel 2011 lo candida in Consiglio comunale. Eletto e poi rieletto nel 2016. Poi nel 2021 torna nei Verdi. E qui si viene alle vicende recenti e alle loro ricadute sulle questioni (aperte, apertissime) dello stadio, dell’acqua in brik, delle politiche ambientali e dei trasporti. Seguire bene la scansione. A marzo 2021 il sindaco di Milano che deve correre per il rinnovo entra nei Verdi Europei, e di fatto ne diventa l’esponente di punta.

 

Secondo quanto risulta al Foglio, Monguzzi – che correrà alle elezioni d’autunno che riportano Sala a Palazzo Marino – si incontra con i vertici dei Dem, per capire dove si deve candidare. Con il suo antico amore, i Verdi, o nel partito in cui milita, ovvero il Pd? Sceglie i Verdi. Non si sa se con qualche assicurazione di entrare in amministrazione o no, ma non importa. Entra in Consiglio. Si aspetta anche di entrare in giunta, ma il primo cittadino gli preferisce Elena Grandi, che nella nomenclatura interna ed esterna gli sta sopra: capolista dei Verdi e pure co-portavoce dei Verdi a livello nazionale. E poi donna, che per le quote rosa non fa mai male: viene scelta lei.

 

I Verdi allora provano a piazzare Carlo Monguzzi alla presidenza del Consiglio comunale. Ma la partita ha un protagonista annunciato, che si chiama Partito democratico. E il nome del Pd è quello di Elena Buscemi, prima donna al vertice dell’assemblea. Per Monguzzi però qualcosa fanno: costruiscono su misura una super-mega-commissione, accorpando la commissione Ambiente e la commissione Trasporti: lui ne è il presidente. E a quel punto comincia la guerriglia. Monguzzi è durissimo, in ogni sua uscita. Una settimana fa scrive: “È imbarazzante stare in un Comune che fa solo comunicati stampa”. Poi attacca per il calcestre posato in piazza Lavater, la cui ristrutturazione – licenza erotico-letteraria – viene definita “cinquanta sfumature di grigio”. Un mese fa sul dibattito pubblico per San Siro: “Il Comune lo sta boicottando”. Di qualche giorno fa è la polemica sull’acqua in bric prodotta da MM. I fedelissimi del sindaco ne hanno scelto il nome: “L’acqua del sindaco”. Non sarà messa in commercio, ma serve per Milano Ristorazione ed è ovviamente un’operazione di immagine e marcketing neppure troppo coperta.

 

Serve di fatto a dire: sapete qual è l’unica differenza con l’acqua minerale? Non che la prima è buona e la seconda no, ma è solo una differenza di packaging. Dunque, nessuno scandalo e nessun inquinamento planetario. Ma Carlo Monguzzi attacca ancora. In una chat interna getta la goccia che potrebbe far traboccare il vaso: “Ragazzi per me la misura è colma. Continuerò a contrastare da verde le scelte demenziali di questo assessorato, brik, calcestre sotto gli alberi, lame d’aria e porte aperte dei negozi, le deroghe ad area B e C, il piano Aria-Clima che Grandi chiamava il piano aria fritta ora è diventato la Bibbia, etc etc. Nel frattempo vi saluto perché ne ho proprio piene le palle, penso che la Grandi sia un problema nei Verdi, non mio. Sono entrato nei Verdi perché dovevamo combattere l’emergenza ecologica, e mi trovo queste cose”. Ovviamente Monguzzi attacca l’assessore per non attaccare il sindaco, con il quale nel 2016 fece una foto che in campagna elettorale girò a lungo: quella in cui Beppe ha i pugni alzati nel saluto comunista. Ma la questione rimane: quella di Monguzzi sarà perseveranza in un ideale che lo ha messo in poltrona per 32 anni o testardaggine per non aver visto soddisfatte le proprie richieste? E soprattutto: perché non si accomoda all’opposizione?
 

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