(foto Ansa)

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In alto i calici. Franciacorta (e gli altri vini) tra orgoglio e mercato

Daniele Bonecchi

La pandemia non è riuscita a scalfire il successo delle bollicine. Che provano a rialzarsi anche attraverso un Festival

La Franciacorta è un sentimento, uno stato d’animo. E le bollicine aiutano ad apprezzarla. Il territorio tra Brescia e il lago d’Iseo, circondato da colline dolci, cultura e storia, è famoso per la produzione del Franciacorta Docg. Una realtà che la pandemia non è riuscita a scalfire. “Questa vendemmia (2020) ci ha riportato, in termini di esplosione della natura in vigna, a 40 anni fa”, spiega lo storico enologo della cantina Bellavista, Mattia Vezzola. “I merli hanno ricominciato a fare i nidi nei filari, piccoli animali come volpi e conigli selvatici, hanno ripopolato le colline Bellavista e oggi, se dovessi paragonarla a una delle vendemmie passate, la accosterei alla 2004, un’annata di indiscussa qualità. Una vendemmia unica”. Bellavista è un’azienda che produce un milione e 400 mila bottiglie con 203 ettari vitati che quest’anno hanno prodotto 22 mila quintali di uva. Una delle realtà storiche della Franciacorta che fa capo alla famiglia Moretti, che qui conta anche i vini di Contadi Castaldi, altre vigne e cantine in Toscana e in Sardegna (Sella & Mosca).

 

Ma questa terra lombarda è unica. “Questo è un grande territorio vocato da sempre alla produzione di vino, – spiega al Foglio Francesca Moretti, una delle donne più influenti nel mondo del vino in Italia e non solo, che ha in mano le redini del Gruppo Terra Moretti – il Franciacorta è stato il primo vino italiano prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia ad avere ottenuto nel 1995 la Docg e, successivamente, il riconoscimento del metodo di produzione Franciacorta, abbandonando l’espressione di ‘vino spumante’”. La location delle cantine, la cura e l’attenzione nella gestione della vigna. Un meraviglioso capitale umano che negli anni si è appassionato al proprio lavoro. Sono gli ingredienti del successo che Francesca Moretti ama sottolineare, ma che sono gli stessi anche per gli altri produttori che rendono speciale il territorio e il suo successo, come Barone Pizzini, che in queste settimane stanno rilanciando, dopo la botta del Covid, con il Festival Franciacorta. “Il nostro è un legame quasi simbiotico – prosegue Moretti – l’anfiteatro naturale della Franciacorta ha sicuramente facilitato l’eccellenza di questi vini: le vicine pianure che provocano un regime di brezza; la vicinanza del lago d’Iseo che rende più mite il clima, i monti della Vallecamonica che assicurano una pressoché continua ventilazione e il regolare apporto idrico, hanno reso questa zona di produzione unica. Si aggiunga che il territorio è cresciuto con noi e noi con il territorio. Mio padre, che nasce come imprenditore edile, ha capito sin dagli anni Settanta che per far crescere un territorio non bastava produrre del buon vino, ma erano necessarie strutture e luoghi che favorissero l’ospitalità e un’ospitalità di alto livello”.

 

L’altro nome che è la storia della Franciacorta è ovviamente quello di Gualtiero Marchesi, che per lunghi anni ha tenuto cucina nel resort dell’Albereta, oggi gestito del gruppo Moretti. Ma c’è da fare i conti con un anno strano, per tutto il comparto che anche nella “industriale” Lombardia è una punta di eccellenza. Le previsioni del mercato vitivinicolo parlano di una quantità leggermente inferiore alla media dell’ultimo quinquennio (-4 per cento) che fa da contraltare a una notevole riduzione degli scambi globali di vino -11 per cento a valore e -6 a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019. E il peggio deve ancora venire. Le preoccupazioni maggiori riguardano l’export: è prevista una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11 per cento). Solo l’anno scorso erano 17 milioni le bottiglie vendute in Franciacorta, con una forte spinta all’export. Ma come pensa di recuperare le quote di export congelate dalla pandemia un marchio leader come Bellavista? “Stiamo creando progetti mirati per tutto il mondo Horeca (bar e ristoranti) che è quello che ha subito i danni maggiori. Dalla riapertura delle attività abbiamo recuperato un po’ sulle vendite ma il futuro immediato è ancora incerto. Il mondo della ristorazione ha bisogno di incentivi per lavorare in sicurezza senza perdere il proprio core business, che risiede proprio nella convivialità e nello stare insieme, due elementi che il distanziamento sociale (fondamentale per uscire dalla pandemia) ci ha negato. Recuperare tutto l’invenduto sarà impossibile, ma siamo fiduciosi che rispettando le regole e con l’aiuto della medicina e della scienza, si possa uscirne e si possa ritornare alla nostra normalità, che è fatta di bicchieri alzati anche per brindare alla salute”, conclude Francesca Moretti.

 

Difficoltà che valgono per tutti. Lombardia, accanto al fenomeno Franciacorta, produce una grande varietà di vini e volumi, come il territorio bresciano del Lugana, l’Oltrepo e i vini “montanari” della Valtellina. Le previsioni della vendemmia 2020, secondo le stime di Uiv (Unione italiana vini), Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e Assoenologi, dicono di un’annata produttiva eccellente: in particolare in Lombardia (+10 per cento), in Veneto (+1 per cento), in Piemonte e Trentino-Alto Adige (+5). Calo della produzione invece in Toscana e Sicilia (-15), Friuli-Venezia Giulia (-7) e Puglia (-5 per cento). Un calice di buon vino può facilitare l’ottimismo di cui c’è un gran bisogno e allora può essere d’aiuto fare una capatina al Festival Franciacorta, che in queste settimane porta la sua carica di qualità nei territori lombardi, con le visite in cantina, i menù dedicati, i percorsi tra paesaggi e vigneti. Giusto il tempo di abbassare la mascherina per gustare le migliori bollicine del mondo. E scommettere nella tenuta e nella ripartenza anche dei territori benedetti dei vini di Lombardia

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