Ada brucia. Storia di un amore minuscolo

Francesca Pellas

La recensione del libro di Anja Trevisan, effequ, 304 pp., 15 euro

    Ada ha nove mesi quando Rino la rapisce e la porta con sé in una casa nel bosco. Per lui quella bambina non è una bambina: è la sua compagna, e la loro una storia d’amore a cui tutto il resto deve piegarsi, compreso il dolore dei genitori di lei. La cresce raccontandole che non può mettere piede fuori perché la terra brucia e per non morire servono le scarpe, solo che di scarpe per bambini non ce ne sono: per uscire bisogna essere grandi, e per tutto il tempo che serve a diventarlo è necessario avere la pazienza di vivere dentro. Ada si fa poche domande: non conosce né ricorda altro, e per lei quella con “Bapu” è un’esistenza avvolta dal suo amore e da quattro mura. Che cosa c’è al di là degli alberi? Non lo sa, ma sa che un giorno potrà scoprirlo, e fino ad allora a tenerle compagnia ci saranno la televisione (che secondo Bapu racconta solo bugie: non sono vere le scarpe e nemmeno le città o i genitori), i libri da sfogliare per guardare le figure (Ada non sa leggere) e ciò che vede fuori dalla finestra (chissà com’è il vento sulla pelle, ma intanto è bello sentirlo soffiare). La sua vita scorre senza scossoni, piena di fiducia, almeno finché nel bosco non spunta un estraneo curioso che le parla mentre Rino è fuori per lavoro, e nella sua testa iniziano ad affacciarsi i primi dubbi. Anche in quel momento, però, e anche dopo ciò che ne seguirà, Ada non smetterà di amare Rino, di volere il suo bene, di sentirne la mancanza. Perché il loro legame, nonostante le uniche parole che il mondo possiede per definirlo siano orribili e l’unica possibilità che può scaturirne per lui sia la prigione, è un legame che, malgrado tutto, esiste. E come ogni cosa che fa davvero paura, non ha nome. Ada brucia di Anja Trevisan, pubblicato dalla casa editrice toscana effequ, è un libro coraggioso, che spezza il cuore. Coraggioso perché di coraggio ce ne vuole molto, così come una grande e luminosa incoscienza, per decidere di imbarcarsi nella scrittura di una storia che ruota attorno a un tema tanto complesso. Trevisan, giovanissima scrittrice veneta (è del 1998), lo fa con mano ferma e capace. Lei dice che a ispirarla sono stati Lolita e il cinema di Yorgos Lanthimos, e viene da chiedersi che cosa sarà capace di scrivere in futuro, se a ventidue anni sa farlo così. Un plauso va anche alla casa editrice, perché la letteratura non va avanti a carezze, ma rompendo finestre, e dare voce a chi ha coraggio è una scelta importantissima. Dicevamo poi che Ada brucia spezza il cuore, ed è vero, e lo fa lasciando percepire anche il dolore di chi quel dolore l’ha provocato. E’ un racconto in cui non si giudica: si viene portati nella caverna a conoscere i mostri che divorano il mostro, i suoi terrori e le sue domande. Nella realtà nulla è tutto bianco o tutto nero, e non lo è nemmeno in questa storia, in cui tra le pieghe dei fatti puri e semplici (un pedofilo, un rapimento, la sua vittima) sono riuscite a infilarsi emozioni inaspettate, che da lì hanno restituito germogli. Non è strano, è solo la vita, che riesce a filtrare dappertutto come la luce sotto le porte chiuse.

      

    ADA BRUCIA. STORIA DI UN AMORE MINUSCOLO

    Anja Trevisan,

    effequ, 304 pp., 15 euro