festa dell'ottimismo

Monti: "Bene Meloni che abbandona il populismo di bilancio. Il premierato farebbe male all'Italia"

L'ex premier all'evento del Foglio a Firenze: "La crisi francese è una lezione per l'Italia: cancellare la flessibilità istituzionale che ci ha salvati nelle emergenze sarebbe un problema"

"Vorrei fare una premessa: io sono vecchio, molto più di quanto possa apparire, perché ho mandato la Guardia di Finanza a Cortina non nel 2011, ma nel 536 d.C.», scherza Mario Monti, sul palco della Festa dell’Ottimismo del Foglio a Firenze. Poi, tornando serio, l'ex premeir osserva: "Il ministro Crosetto ha detto cose importanti sul superamento dell’unanimità in Europa. Mi auguro che lui e il ministro Tajani riescano a convincere la presidente del Consiglio a cambiare idea, perché finché resta il diritto di veto, ogni parola sull’Europa è carta straccia".

Per Monti, "l’Europa oggi assomiglia all’Italia dei Comuni: non quella della magnificenza medicea, ma quella in cui l’un contro l’altro armato chiamava un podestà forestiero". Il destino del continente, quindi, aggiunge l'ex commissario europeo, "dipende dal coraggio di superare la paralisi decisionale".

Sul rapporto con gli Stati Uniti, il giudizio di Monti è netto: "La colpa ultima è nostra, di noi europei. Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre risorse, appaltando la difesa a un’altra entità. Ora quella entità, cioè l’America, si è stufata di difenderci a basso prezzo". E quando si parla di Trump e dell’antitrust, Monti alza le spalle: "L’Europa non perseguita gli Stati Uniti. Applica le regole che gli americani stessi ci hanno insegnato. Vent’anni fa vennero a Bruxelles giovani imprenditori a chiedere di agire contro Microsoft. Il più convinto si chiamava Eric Schmidt, capo di una startup di quattro anni: Google. Ora è lui sotto accusa. Gira il mondo".

Poi lo sguardo si sposta su Parigi e Roma: "Le lezioni dalla crisi francese sono due. Bene ha fatto la premier Meloni ad abbandonare il populismo di bilancio, ma male farebbe l’Italia a introdurre il premierato. Inchioderebbe il sistema e cancellerebbe la flessibilità che ci ha salvati nelle emergenze".

"Pensiamoci bene – avverte Monti nel corso dell'intervista – prima di imitare tardivamente modelli presidenziali in crisi. Il vero problema non è la formula istituzionale, ma la disponibilità di chi governa a fare davvero l’interesse generale. Se non cambia questo, è inutile discutere di riforme. In conclusione, quando gli si chiede un'opinione sulla nuova festa di San Francesco, di cui quattro ex ministri del suo governo erano devoti, chiude con ironia: "È un ulteriore connotato che nobilita ex post il governo che ha venduto l’Italia alle potenze straniere. Ricordo il primo shock quando il presidente del Consiglio Andreotti seguì la strada di eliminare alcune festività, ma con grande pudore, che io che non mi occupavo di politica, condivisi pienamente, salvò la festa dell'Immacolata Concezione". Insomma, bene San Francesco. 

Di più su questi argomenti: