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il colloquio

Le scuse di Roia a Mantovani per l'ingiusta detenzione: "La mia solidarietà per le sofferenze patite"

Alessandro Villari

Durante un dibattito sulla giustizia, il presidente del tribunale di Milano ha espresso vicinanza all'europarlamentare di Fratelli d'Italia che dieci anni fa ha trascorso 41 giorni in carcere e altri 142 ai domiciliari per accuse poi rivelatesi infondate. Al Foglio dice: "Serve un uso più attento delle misure cautelari detentive"

Chiedere scusa "è stato un gesto assolutamente spontaneo, sentito, ma privato. Mi sembrava naturale porgere delle scuse, l'ho fatto per solidarietà umana per una persona che ha ingiustamente sofferto una vicenda giudiziaria dalla quale poi è stato totalmente assolto". Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, racconta così lo scambio che ha avuto ieri, durante un dibattito sulla riforma della Giustizia, con Mario Mantovani, che nel 2015 ha trascorso 41 giorni in carcere e altri 142 ai domiciliari per accuse di corruzione poi rivelatesi infondate.

 

Mantovani oggi è un europarlamentare di Fratelli d'Italia, ma dieci anni fa, quando tutta la vicenda ha avuto inizio, era vicepresidente della Regione Lombardia e prima ancora sottosegretario alle Infrastrutture. Arrestato su richiesta del pm Giovanni Polizzi con le accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta, fu poi assolto in primo grado nel 2019 per alcune imputazioni e condannato per altre a una pena complessiva di cinque anni e mezzo di reclusione. Nel 2022, però, la Corte d’appello di Milano lo ha assolto da ogni accusa, con una sentenza poi diventata definitiva. A ottobre di quest'anno la Corte d’appello milanese, con un’altra sezione, ha rigettato la richiesta avanzata dai suoi legali volta a ricevere l'indennizzo massimo previsto per l’ingiusta detenzione (516 mila euro), perché i giudici hanno sottolineato come l’esistenza di pressioni sul provveditore sia stata riscontrata in sede processuale, e “tanto basta per integrare il profilo della colpa grave che esclude il diritto all’indennizzo”.

 

Ieri, nello stesso giorno in cui il presidente Roia e Mantovani si sono incontrati, il ministro della Giustizia Carlo Nordio snocciolava alla Camera i numeri sugli indennizzi liquidati per riparare le ingiuste detenzioni nell’intero anno 2024, pari a 26,9 milioni di euro. Dal 1° gennaio 2025 al 31 ottobre 2025 sono state accolte invece 535 domande, per un importo complessivo a carico dell’erario di quasi 24 milioni. "La sofferenza non può mai essere quantizzata e quantificata", commenta il presidente Roia. Che esprime "vicinanza verso tutte le persone che subiscono in generale dei danni sul piano della vita umana, della carriera e in questo caso anche della privazione della libertà".

 

"Il problema – aggiunge a proposito delle ingiuste detenzioni – presuppone un uso più attento delle misure cautelari detentive, ovviamente, e un maggiore approfondimento sul piano probatorio". Per questo, spiega il presidente, l'interrogatorio preventivo introdotto dalla riforma Nordio da svolgersi prima dell'adozione di misure cautelari è una misura che va nella giusta direzione. "Sono molto favorevole, è giusto che ci sia un interrogatorio preventivo prima che il giudice decida", continua il presidente, che esprime però alcune perplessità sul numero di giudici coinvolti: "Non sono d'accordo che debbano essere tre i giudici, perché questo paralizzerà i tribunali medio-piccoli". Tuttavia, aggiunge: "In talune inchieste in cui in seguito dell'interrogatorio preventivo il difensore, e quindi l'indagato, ha potuto interloquire, le decisioni sono state difformi dalle richieste del pubblico ministero. Mi sembra una buona strada".

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