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Verso il Referendum
L'Anm ormai fa politica in tutti i sensi
“L’Associazione non ha carattere politico”, recita l’articolo 2 dello statuto. Ma l'Associazione magistrati ha deciso di violare questo articolo quando ha fondato il “Comitato per il No al referendum”: con questo passo è diventata un “soggetto politico”. E anche per l'Agcom non c'è alcuna distinzione per partiti e comitati
Si fa presto a dire “non siamo un soggetto politico”, come fa il presidente dell’Anm Cesare Parodi. E magari bastasse, come ha stabilito recentemente l’Anm dopo aver fatto il contrario, evitare un dibattito pubblico con il ministro della Giustizia Carlo Nordio per non esserlo. E nemmeno conta la scelta di vietare, nel comitato per il No al referendum sulla separazione delle carriere, la partecipazione di “persone che abbiano o abbiano avuto incarichi in partiti politici”. La scelta di distanziarsi dai partiti di opposizione è una legittima strategia politico-elettorale, per far arrivare il proprio messaggio in maniera trasversale a tutto l’elettorato, ma non fa dell’Anm un soggetto apolitico. Ormai va di moda l’autopercezione della propria identità, ma esistono ancora dei criteri oggettivi, almeno in materia elettorale. Quello che è stato il primo partito politico del paese, il M5s, per un lungo periodo si è identificato come un non-partito. Ma non per questo tutti le istituzioni e le norme si sono adeguate al criterio dell’autopercezione.
In questo senso, l’Anm ha un serio problema di identità. Perché in questo referendum sulla giustizia sta violando il proprio statuto. “L’Associazione non ha carattere politico”, recita l’articolo 2 dello statuto, quello che indica gli “scopi” dell’Associazione nazionale magistrati. Ebbene, l’Anm ha deciso di violare quest’articolo quando ha fondato il “Comitato per il No al referendum”: con questo passo è diventata un “soggetto politico”. Il comitato, infatti, dà attuazione alle direttive generali fissate dal Comitato direttivo centrale dell’Anm, collabora con le commissioni dell’Anm, i suoi organi sono composti da esponenti dell’Anm (come presidente “onorario” è stato scelto un non-magistrato, il costituzionalista Enrico Grosso, ma ha solo “funzioni rappresentative”). Infine, lo scopo del comitato dell’Anm è “promuovere la vittoria del No nel referendum costituzionale confermativo”. Una battaglia politica, insomma.
Certo, l’argomento è che lo statuto in realtà si riferisce all’incompatibilità per gli iscritti dell’Anm con l’iscrizione a partiti politici (cosa peraltro proibita dalla legge) e all’incompatibilità per chi ha incarichi direttivi di candidarsi alle elezioni politiche e amministrative. Ma sarebbe una lettura ipocrita, oltre che riduttiva. Significherebbe pensare che un referendum costituzionale abbia minore valore e conseguenze politiche di un’elezione comunale. Vorrebbe dire che un singolo magistrato dell’Anm non può candidarsi al consiglio comunale, mentre tutta l’Anm può scendere in campo in un referendum. Questa teoria avrebbe senso solo se si considera il referendum sulla giustizia come un momento non-politico. Ma non ha alcun senso. Con quel voto i cittadini sono chiamati a confermare o meno una legge votata in doppia lettura dal Parlamento. Se una legge è per definizione un atto politico, una legge costituzionale è un atto sommamente politico.
Non c’è molto spazio per le interpretazioni e l’autopercezione. La normativa è chiara. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) emana sempre una direttiva in attuazione della legge sulla par condicio che definisce come “soggetti politici” tutti gli attori che partecipano alla campagna referendaria: partiti politici presenti in Parlamento e “i comitati, le associazioni e gli altri organismi collettivi rappresentativi di forze sociali e politiche di rilevanza nazionale” che hanno “un interesse obiettivo e specifico per i temi propri di ciascun referendum” e che devono indicare all’Autorità “una esplicita indicazione di voto”: Sì o No. I comitati, come quello fondato dall’Anm, sono per la legge dei “soggetti politici”: hanno accesso ai programmi politici in cui si parla del referendum e il loro tempo di parola si somma a quello di tutti gli altri soggetti nel conteggio per il rispetto della parità di trattamento nei mezzi di comunicazione. Insomma, per l’AgCom non c’è alcune distinzione tra partiti e comitati: sono entrambi soggetti politici, con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Ci sono poi alcuni problemi di immagine. Il Comitato per il No dell’Anm è il primo soggetto politico di parte con sede legale presso la Corte di Cassazione, dato che l’Anm ha sede proprio nel Palazzo di Giustizia di piazza Cavour. E’ un dato un pochino imbarazzante per le istituzioni: probabilmente nessuno aveva immaginato che l’Anm si sarebbe messa a fare politica attiva. Ma chissà quale ulteriore imbarazzo ci sarebbe se un magistrato iscritto all’Anm denunciasse l’Anm per violazione del proprio statuto: a giudicare la controversia, probabilmente, ci sarebbe un altro iscritto all’Anm.