Parodia della giustizia

Le bugie di Parodi sui confronti col governo e l'ipocrisia dell'Anm nel non ritenersi un soggetto politico

Luciano Capone

Se fosse così l'associazione dei magistrati non avrebbe fondato un comitato per il No. Avrebbe potuto decidere di esprimersi contro la riforma, lasciando fare la campagna elettorale ai partiti e, al limite, ai singoli magistrati. Invece ha preferito scendere in campo come organizzazione

Ambiguità, ipocrisia e qualche menzogna. Ormai l’Anm sembra essere rimasta impigliata nelle incoerenze della propria campagna politico-mediatica contro la riforma della giustizia. Il presidente dell’associazione dei magistrati, Cesare Parodi, dice alla Stampa che rifiuta un confronto pubblico con il ministro della Giustizia Carlo Nordio per “evitare il rischio che l’Anm appaia come un soggetto politico di opposizione”. E ha poi aggiunto: “Come Anm abbiamo tutti condiviso l’opportunità di non confrontarci con i politici, chiunque essi siano”. Sulla prima affermazione, Parodi non dovrebbe avere alcuna preoccupazione: la scelta dell’Anm di partecipare attivamente alla campagna referendaria ne fa chiaramente, nella percezione comune, un attore politico. Avrebbe dovuto pensarci meglio prima. La seconda affermazione, invece, è semplicemente falsa. Non è affatto vero che l’Anm non faccia confronti con politici ed esponenti di governo. Il 18 marzo 2025, il presidente Parodi partecipò a un dibattito sulla separazione delle carriere organizzato da Noi moderati proprio con il ministro Nordio, il presidente delle Camere penali Francesco Petrelli e vari parlamentari. Si dirà che la riforma non era stata ancora approvata definitivamente e che non esisteva un comitato referendario. Bene. Il 15 settembre, il giorno dopo la nascita del comitato per il No dell’Anm, il segretario dell’Anm Rocco Maruotti ha partecipato a un dibattito sulla riforma, organizzato ad Assisi, insieme al sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto di Forza Italia. 

 

Maruotti e Sisto sono quasi una coppia fissa. Si erano già scontrati a giugno, durante un festival a Lamezia Terme: “Fate opposizione assieme al Pd e alla Schlein”, era l’accusa di Sisto; “Palamara è stato cacciato dalla magistratura, Delmastro condannato ve lo siete tenuto al governo”, la risposta di Maruotti. E poi la coppia si è ritrovata il 27 settembre a Monopoli, durante il convegno della corrente di Unicost, in una tavola rotonda sulla riforma Nordio in cui partecipavano altri due politici come Matteo Renzi e Federico Cafiero De Raho (M5s). Il 29 ottobre, il giorno prima dell’approvazione definitiva della riforma al Senato, Parodi si è sfidato sempre con il sottosegretario Sisto in tv, a “Coffee break” su La7. Mentre il 31 ottobre, il giorno dopo il voto finale sulla separazione delle carriere, Parodi si è confrontato a “L’aria che tira”, sempre su La7, con Debora Serracchiani (Pd) e Marco Lisei (FdI). Infine, proprio ieri, il giorno dell’intervista in cui il presidente dell’Anm afferma che l’Anm ha deciso di non partecipare a incontri con politici, il segretario dell’Anm Maruotti ha partecipato a un convegno dell’Anpi contro la riforma Nordio in cui, oltre ai vertici delle correnti di sinistra (Magistratura democratica, Area, Movimento per la giustizia), c’erano i responsabili Giustizia dei partiti di sinistra: Serracchiani (Pd), Peppe De Cristofaro (Avs), Gianluca Schiavon (Rifondazione comunista). Questo elenco di eventi è parziale, ma è sufficiente a dimostrare che quanto afferma Parodi è palesemente falso: una bugia. Un po’ come le citazioni farlocche di Falcone e Borsellino, diffuse anche da un pm come Nicola Gratteri.

 

Ma allora perché negare un confronto a Nordio, visto che già c’è stato in passato? Aveva molto meno senso un dibattito tra l’Anm e il ministro quando la discussione sulla riforma spettava al Parlamento, rispetto a ora che spetta ai cittadini e l’Anm ha deciso di partecipare alla campagna referendaria. Perché, insomma, l’Anm nega ai cittadini la possibilità di ascoltare le ragioni del Sì e quelle del No dai massimi esponenti di questa campagna referendaria e, quindi, di votare in maniera più consapevole? Le ragioni possono essere due. Una è di tattica elettorale: nell’Anm molti dubitano delle doti comunicative di Parodi (che inizialmente si era detto disponibile a un dibattito col ministro) e quindi presumono che nel confronto con Nordio ne uscirebbe sconfitto. Ma questo è l’aspetto meno interessante.

 

L’altra questione è più di fondo: il timore che “l’Anm appaia come un soggetto politico”. Ma questo ormai non dipende più da un match televisivo. Il nodo gordiano dell’opposizione alla riforma senza apparire come un soggetto politico di opposizione è stato tagliato quando l’Anm ha fondato un comitato per il No. L’associazione dei magistrati avrebbe potuto decidere di esprimersi contro la riforma, lasciando fare la campagna elettorale ai partiti e, al limite, ai singoli magistrati. Invece ha preferito scendere in campo come organizzazione, sfidando peraltro il proprio statuto che, all’art. 2, sancisce che “L’Associazione non ha carattere politico”. Sarebbe ipocrita, da parte dell’Anm, sostenere che l’articolo si riferisce solo alle elezioni politiche o amministrative: significherebbe pensare che un referendum costituzionale abbia minore valore e conseguenze politiche per il governo e per la nazione di un’elezione comunale. L’Anm ha quindi già deciso, anche contro la propria natura statutaria, di diventare un soggetto politico. Avrà già pesato, o avrebbe dovuto, le conseguenze di questa scelta sulla reputazione e percezione della magistratura nell’opinione pubblica. Ora metta da parte le ipocrisie e le menzogne, e dibatta apertamente con il governo onorando fino in fondo il confronto politico e democratico del referendum.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali