(foto Ansa)

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Gogna, politica e sciacallaggio in salsa pugliese. Un'indagine e due pesi

Annarita Digiorgio

Un’inchiesta della Guardia di Finanza di Bari ha portato all’arresto di un assessore di Modugno, candidato in Forza Italia alle regionali. Il primo a fare sciacallaggio sulla vicenda è stato Nichi Vendola, che ha criticato gli "accordi col diavolo". Peccato che Vendola stesso sia stato condannato in primo grado per concussione aggravata, proprio per i rapporti con i Riva nella gestione dell’Ilva

Oggi un’inchiesta della Guardia di Finanza di Bari ha portato a sei misure cautelari, tra cui l’arresto – in piena campagna elettorale – di un assessore di Modugno, candidato in Forza Italia alle regionali. Il primo a fare sciacallaggio sulla vicenda, attraverso un video diffuso sui social, è stato Nichi Vendola, anche lui impegnato in campagna elettorale in Puglia: “Oggi è stato arrestato un assessore candidato in Forza Italia. Che schifo la mafia, ma che schifo anche la politica che fa accordi col diavolo”. Eppure, anche Nichi Vendola – secondo la Corte d’Appello di Taranto – aveva fatto “accordi col diavolo”: è stato infatti condannato in primo grado per concussione aggravata, proprio per i rapporti con i Riva nella gestione dell’Ilva. Di fronte a quella sentenza, Vendola si scagliò duramente contro i magistrati: “Mi ribello a una giustizia che calpesta la verità. Sappiano i giudici che hanno commesso un grave delitto contro la verità e la storia. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare: è l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”.

Chi ci dice che, anche nel caso di Modugno, non siamo di fronte a una giustizia malata? Sempre oggi, in un’intervista, Vendola ha ricordato l’errore della Procura di Lecce che indagò chi aveva ordinato gli abbattimenti degli alberi infetti dalla Xylella: “Finirono tutti sotto inchiesta, mentre si costruivano narrazioni cariche di superstizione e anti-scienza che bloccarono le eradicazioni”.

Vendola sa bene che si è innocenti fino a sentenza definitiva e che la magistratura può sbagliare, ma sembra usare il garantismo solo a corrente alternata. Per questo, dopo il suo duro attacco, ci si sarebbe aspettati una replica garantista dal candidato presidente della destra, Lobuono, che invece ha preferito scaricare l’indagato: “Non posso conoscere tutti i candidati. Quanto accaduto mi mortifica molto e dimostra che le mele marce possono trovarsi ovunque: le abbiamo viste in passato nel centrosinistra e, evidentemente, nessuno è immune da situazioni di questo tipo”. Alla fine, l’unico che si salva è Decaro: “Non faccio sciacallaggio”.

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