Ansa

editoriali

I separati della separazione

Passa il provvedimento, ma il pannelliano Magi questa volta vota contro

Ieri la Camera ha votato il terzo sì al disegno di legge costituzionale che contiene il cruciale e simbolico, da un punto di vista di civiltà giuridica, provvedimento per la separazione delle carriere dei magistrati. La quarta lettura al Senato sarà entro fine anno. Ma poiché non è stato raggiunto il quorum dei due terzi (243 sì contro 109 no) la legge dovrà essere sottoposta a referendum, senza quorum: nonostante la solita evitabile bagarre dopo il voto, la grande riforma iconica del governo della destra si avvia a diventare una vittoria di Pirro. Nuova giustizia non trionferà.

Se questo è lo scarno dato politico, c’è un altro aspetto non proprio edificante che dimostra quanto nella nostra politica le grandi battaglie di principio – e questa lo è – si piegano troppo spesso a tatticismi bagatellari che mandano all’aria intere tradizioni politiche. E’ il caso di + Europa, verrebbe da definirla “più o meno Europa”, il cui segretario e parlamentare Riccardo Magi, lunga storia radicale, ha votato contro. Una decisione grave. Anzi, ha commentato più d’uno, un tradimento di decenni di tradizione pannelliana e radicale sulla giustizia. Ma anche una scelta grottesca, perché negli altri passaggi in Aula Magi aveva votato a favore del provvedimento di maggioranza, e in occasione dell’ultimo aveva dichiarato a Repubblica, definendola una “svolta necessaria”, che “noi siamo di scuola politica radicale e siamo sempre stati convinti che la separazione delle carriere sia una riforma importante dell’ordinamento giudiziario”. E anche: “Condividiamo le stesse convinzioni di Giuliano Vassalli e di Marco Pannella”.

Ora, tutto a un tratto, l’adamantino riformismo di Magi è svanito, con la scusa retorica di non voler aiutare un governo che compie scelte inaccettabili, ma più probabilmente come mossa d’avvicinamento al famoso campo largo. Resta da notare, o da stupirsi, che l’unico altro deputato di + Europa, Benedetto Della Vedova, ha invece confermato di avere votato sì al provvedimento, in coerenza con le posizioni da sempre espresse.