Dietro la sentenza

Un'altra bocciatura per il presidente anti Bolkestein del Tar Lecce

Annarita Digiorgio

Antonio Pasca, presidente del tribunale pugliese, da anni continua a disapplicare la direttiva europea con decine di sentenze: è a lui che ha risposto la Corte europea ribadendo l'obbligo di mettere a gara le concessioni balneari 

Taranto. C’è un giudice in Italia che si è sempre schierato a favore dei balneari, con decine di sentenze, disapplicando la direttiva Bolkeistein, a suo dire non autoapplicativa. È Antonio Pasca, presidente del Tar di Lecce. Ed è a lui che ha risposto la Corte di Giustizia Europea. Il presidente del Tar, stanco di vedersi puntualmente rigettare le sentenze dal Consiglio di stato, aveva adito la Corte con nove quesiti, in merito a un ricorso dell’Autorità garante della Concorrenza che aveva impugnato la delibera del Sindaco di Ginosa Vito Parisi (Pd) che, applicando il decreto del governo Conte del 2018 sulla proroga delle concessioni fino al 2033, le aveva rinnovate in blocco a tutti i lidi di Ginosa. Quando il Consiglio di stato nel 2022 ha rigettato la decisione del Tar, Pasca in un’intervista si è detto in totale disaccordo: “Dissento su tutto. Dissentiamo con il Consiglio di stato sul fatto che sia una direttiva di liberalizzazione. Abbiamo posto problemi sulla stessa validità della Bolkestien. È prescritto espressamente che le direttive di armonizzazione debbano essere adottate all’unanimità e questa è adottata a maggioranza”. Ma secondo Pasca “il Consiglio di stato, in presenza di una decisione dell’Adunanza plenaria, è vincolato a decidere in conformità, mentre il Tar ha un vantaggio: può dissentire liberamente”.

 

A quel punto il presidente Pasca criticò anche la decisione dell’allora governo Draghi di accogliere tale sentenza del Consiglio di stato, fermando le concessioni al 2023: “Ho già scritto, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, che bisogna fare ricorso a una enorme dose di ottimismo per immaginare che una sentenza ancorché della Plenaria, possa prevalere su una legge. Trovo assurdo che il primato del legislatore rispetto al potere giudiziario abbia invece visto il legislatore appiattito su una sentenza del Consiglio di stato che fissa un termine che non vale nulla e che dà un’inibitoria preventiva al governo. Stiamo andando incontro soltanto a una brutta figura. In un paese normale, non solo Fratelli d’Italia, ma il governo avrebbe fatto ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzione. In Italia, invece, si procede diversamente: il governo ratifica”.

 

E quando lo scorso marzo il Consiglio di stato ha rigettato un’analoga sentenza del Tar Lecce sul comune di Manduria, Antonio Pasca ha detto che “sarebbe stato forse più rispettoso del ruolo istituzionale della Corte di Giustizia attendere il pronunciamento del quale è stata già preannunciata la pubblicazione della decisione per il 20 aprile”. Lo stesso Pasca che invece ha accolto ordinanza del sindaco di Taranto di chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto, anche quella rigettata dal Consiglio di stato: “Io concludevo che nella risposta del governo all’interrogativo Ilva, si sarebbe compreso se l’Italia è un paese civile e uno stato di diritto per cui vale la pena di operare. L’unica soluzione per Taranto è la riconversione dell’area Ilva. Ciò che mi rassicura è che io posso dormire tranquillamente”. E tranquilli voleva far dormire anche i balneari.

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