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l'altro voto

Eletti i nuovi togati del Csm: prevalgono le correnti di sinistra

Ermes Antonucci

Scelti i 20 componenti togati del nuovo Consiglio superiore della magistratura. La riforma Cartabia fa flop: eletto soltanto un candidato indipendente. Si impongono le correnti di sinistra Area e Md

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Il governo che verrà troverà un Consiglio superiore della magistratura a trazione “centrosinistra”, più battagliero che mai e pronto a contrastare sul piano politico ogni ipotesi di riforma radicale dell’ordine giudiziario. Si è infatti concluso, dopo ben tre giorni, lo spoglio delle schede per l’elezione della componente togata dell’organo di governo autonomo delle toghe: le correnti di sinistra, Area e Magistratura democratica, seppur presentatesi divise, hanno conquistato ben otto seggi sui venti disponibili, contro i sette ottenuti dalla corrente conservatrice di Magistratura indipendente, i quattro della corrente centrista Unicost e l’unico seggio ottenuto da un candidato indipendente, il giudice Andrea Mirenda.

 

Il secondo dato significativo emerso dal rinnovo del Csm è infatti la conferma dello strapotere delle correnti nelle elezioni. La riforma del sistema elettorale, voluto dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia proprio con l’obiettivo di attenuare il ruolo delle correnti, ha fallito completamente il suo obiettivo. Se è vero che la riforma è riuscita ad ampliare la platea dei candidati (ben 87), grazie all’eliminazione dell’obbligo di raccolta firme per presentare le candidature, è altrettanto vero che essa non è riuscita a intaccare in alcun modo il potere delle correnti di indirizzare le preferenze nel momento dell’elezione. Risultato: soltanto un candidato indipendente è riuscito a essere eletto, tramite ripescaggio, nella categoria dei giudici.

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D’altronde l’esito fallimentare era quasi scontato. Su queste pagine avevamo evidenziato come non bastasse affatto eliminare l’obbligo di raccolta firme per rendere le elezioni più democratiche, se poi i candidati non vengono posti nelle condizioni di competere su un piano di parità in termini di mezzi e risorse. Il pensiero va inevitabilmente agli effetti che si sarebbero potuti ottenere se, invece di introdurre questo complicato sistema elettorale maggioritario binominale con correttivo proporzionale, fosse stato adottato il meccanismo del sorteggio temperato o del voto singolo trasferibile (quest’ultimo suggerito dalla commissione di studio Luciani istituita dalla stessa Guardasigilli).  

 

Fatto sta che le correnti restano vive e vegete, e non per colpa loro. A votare per i candidati delle correnti sono stati i magistrati (con un’affluenza dell’82 per cento), segno del fatto che sono le stesse toghe, in fondo, a essere disinteressate a qualsiasi vera forma di autocritica delle degenerazioni correntizie e a un rinnovamento serio della magistratura dopo lo scandalo Palamara.

 

Area avrà sette consiglieri: Antonello Cosentino (consigliere di Cassazione), il pm Maurizio Carbone e Roberto Fontana (presentatosi come indipendente, ma da sempre appartenente ad Area), i giudici Mariafrancesca Abenavoli, Marcello Basilico, Genantonio Chiarelli e Tullio Morello (colui che, come rivelammo, definì in campagna elettorale la Cartabia come “riforma canaglia”). Per Md eletta la giudice Domenica Miele. Magistratura indipendente avrà sette consiglieri: Paola D’Ovidio (sostituta presso la procura generale della Cassazione), i pm Eligio Paolini e Dario Scaletta, i giudici Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti e Maria Vittoria Marchianò. L’ex corrente di Palamara, Unicost, regge il colpo, tanto da conquistare quattro consiglieri: il pm Marco Bisogni e i giudici Michele Forziati, Roberto D’Auria e Antonino Laganà.

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L’unico candidato indipendente a essere eletto, dicevamo, è stato Andrea Mirenda, giudice del tribunale di sorveglianza di Verona, da sempre tra i critici più feroci del sistema correntizio e della trasformazione del Csm in un poltronificio, nonché sostenitore dell’impiego del sorteggio temperato per l’elezione dei togati di Palazzo dei Marescialli.

 

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Fanno rumore anche alcune sconfitte eccellenti. La corrente di Autonomia e Indipendenza, fondata da Piercamillo Davigo, non ha ottenuto alcun seggio e scompare dal Csm. Inoltre, non sono risultati eletti il pm napoletano Henry John Woodcock (famoso per le maxi inchieste dal grande impatto mediatico nei confronti di politici e vip, quasi sempre finite con un buco nell’acqua), Mario Palazzi (sostituto procuratore a Roma che con l’aggiunto Paolo Ielo si è occupato dell’indagine sul caso Consip) e Antonio Patrono (procuratore della Spezia, ex presidente dell’Anm e già per due volte membro del Csm).

 

I magistrati eletti al Csm resteranno “congelati” fino all’elezione della componente laica da parte del nuovo Parlamento.

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