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Così la giustizia complica la vita agli amministratori

Ermes Antonucci

“Non è possibile che un sindaco sia chiamato a rispondere di tutto ciò che accade all’interno dei confini del suo comune", ci dice Stefania Bonaldi, sindaca di Crema. La prima cittadina era stata raggiunta da un avviso di garanzia per un incidente avvenuto in un asilo comunale

“Non è possibile che un sindaco sia chiamato a rispondere di tutto ciò che accade all’interno dei confini del suo comune. Si rischia di spazzare via un’intera classe dirigente. Si rischia che nessuno voglia fare più il sindaco”. Intervistata dal Foglio, non nasconde lo sconforto Stefania Bonaldi, sindaca di Crema, raggiunta da un avviso di garanzia per un incidente avvenuto in un asilo comunale della città lo scorso ottobre, quando un bambino si schiacciò due dita infilando una mano nel cardine di una porta tagliafuoco che si era chiusa automaticamente. Il bambino non ha subito lesioni permanenti ed è tornato a frequentare l’asilo poco tempo dopo. La sindaca, però, ora si ritrova indagata dalla procura di Cremona per violazione di una delibera regionale che riguarda gli asili nido e impone “l’installazione di dispositivi idonei a evitare la chiusura automatica delle porte tagliafuoco”.

Una vicenda paradossale, emblematica della condizione angosciante vissuta ogni giorno da migliaia di sindaci e amministratori locali sparsi per il paese, destinatari di continui avvisi di garanzia da parte di una magistratura iperattiva (e sostenuta dal circo mediatico). “La mia vicenda, visto che non ha contorni drammatici, perché il bimbo non ha riportato lesioni permanenti, consente di avviare una riflessione ampia e serena attorno a tema della responsabilità dei sindaci”, dichiara Bonaldi. “Esiste una netta distinzione tra gli atti di tipo gestionale, in capo ai dirigenti o ai responsabili di servizio, e gli atti di indirizzo politico-amministrativo, che sono appannaggio degli organi politici, come il sindaco, la giunta e il consiglio. Sempre più spesso, però, le responsabilità di atti gestionali vengono allocate ai sindaci. Evidentemente c’è qualcosa che non va”.

Per comprendere il paradosso, spiega la sindaca Bonaldi, è sufficiente ragionare all’inverso: “Laddove io dessi indicazioni operative al mio comandante della polizia locale o al mio dirigente dell’ufficio tecnico rischierei di essere accusata di abuso d’ufficio, perché sono ambiti di loro competenza. Quando non intervengo, però, le responsabilità di ordine tecnico vengono comunque attribuite a me”. Seguono gli avvisi di garanzia, presentati dai pm come “atti dovuti” e spesso scambiati dall’opinione pubblica per condanne anticipate. “Dal punto di vista giuridico, l’avviso di garanzia costituisce un avviso a tutela dell’indagato e del suo diritto di difesa. Rispetto al principio, però, conosciamo bene la portata mediatica di queste notizie”, afferma la sindaca di Crema.

L’incredibile iniziativa giudiziaria nei confronti di Bonaldi ha generato la rivolta dei sindaci in tutta Italia. "Insieme a Stefania siamo tutti indagati, se lo Stato non cambia regole ci costituiremo parte civile”, ha commentato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, aggiungendo: “Lo Stato deve metterci nelle condizioni di fare il nostro lavoro serenamente. Non chiediamo l’immunità o l’impunità, chiediamo solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie. Così non è più possibile andare avanti”.

“La solidarietà mostrata dai colleghi mi ha commosso – confida Bonaldi – e allo stesso tempo mi ha confermato che siamo di fronte a un tema di grande attualità, sulla quale occorre pretendere maggiore chiarezza. Ne va della tenuta di una classe dirigente. Con questa spada di Damocle si rischia che nessuno voglia fare più il sindaco. Alla fine una persona rispettabile, con un lavoro e con una reputazione, si chiede: ‘Ma chi me lo fa fare?’”.

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