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Le larghe intese sulla giustizia sono un assist per la crescita

Alfredo Bazoli

La base da cui partire è la performance della giustizia civile. Pronti oltre 2 miliardi per aiutare gli uffici nelle pratiche e lavorare a riforme essenziali per lo snellimento del sistema: Csm, processo penale. E la nota sempre dolente della prescrizione

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Al direttore - La giustizia rappresenta un banco di prova decisivo per il nuovo governo: l’unione europea valuterà le misure del Recovery Plan anche alla luce delle riforme di sistema, tra cui quella della giustizia che rappresenta da sempre, per le istituzioni europee, una priorità. E se ne comprende bene il motivo, dal momento che in tutte le statistiche internazionali la giustizia italiana brilla per essere una lumaca, con un prezzo alto pagato sul fronte della crescita della nostra economia e della fiducia nel nostro paese. In Italia però si fatica ad affrontare in modo serio il tema, per obiettivi concreti e perseguibili, anche per il fatto che da quasi trent’anni a questa parte la giustizia è diventato un terreno di scontro politico che ha impedito, salvo rari casi, di individuare soluzioni di riforma condivise. Un governo di emergenza a base politica larga e di profilo istituzionale può rappresentare una occasione per abbassare le tensioni, sminare il terreno dalle strumentalizzazioni politiche, restituire dignità a termini come “garantismo”, usato da tempo come randello da dare in testa agli avversari politici.

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Al direttore - La giustizia rappresenta un banco di prova decisivo per il nuovo governo: l’unione europea valuterà le misure del Recovery Plan anche alla luce delle riforme di sistema, tra cui quella della giustizia che rappresenta da sempre, per le istituzioni europee, una priorità. E se ne comprende bene il motivo, dal momento che in tutte le statistiche internazionali la giustizia italiana brilla per essere una lumaca, con un prezzo alto pagato sul fronte della crescita della nostra economia e della fiducia nel nostro paese. In Italia però si fatica ad affrontare in modo serio il tema, per obiettivi concreti e perseguibili, anche per il fatto che da quasi trent’anni a questa parte la giustizia è diventato un terreno di scontro politico che ha impedito, salvo rari casi, di individuare soluzioni di riforma condivise. Un governo di emergenza a base politica larga e di profilo istituzionale può rappresentare una occasione per abbassare le tensioni, sminare il terreno dalle strumentalizzazioni politiche, restituire dignità a termini come “garantismo”, usato da tempo come randello da dare in testa agli avversari politici.

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Non siamo all’anno zero, non tutte le scelte in questi anni sono state sbagliate. La giustizia civile ha fatto grandi progressi, con l’introduzione del processo civile telematico e lo smaltimento di un enorme mole di arretrato, il debito pubblico della giustizia che grava sui tempi di definizione delle controversie, calato in dieci anni da quasi 6 milioni a poco più di 3 milioni di pendenze. A partire dalle scelte di Orlando si è riaperta una politica di assunzioni di giudici e personale amministrativo che sta cominciando a dare i primi frutti, con l’immissione di nuove risorse indispensabili per garantire agli uffici di funzionare a ranghi completi e non ridotti all’osso, e che produrrà buoni effetti a medio termine. Tutto questo non basta, i tempi dei processi si riducono in modo discontinuo, vi sono ancora differenze spesso ingiustificabili tra le performance degli uffici giudiziari.

 

Ora occorre accelerare. Nel piano presentato dal governo Conte alle Camere c’è già una traccia interessante su cui lavorare, l’impiego di oltre 2 miliardi di Euro per rafforzare gli uffici e aiutarli a smaltire entro il 2026 l’intero arretrato che pesa come un macigno sui tempi dei processi. Ma l’orizzonte della legislatura, e il diverso clima che il nuovo governo può favorire, ci consente anche di lavorare ad altri temi rilevanti che possono aiutare a completare un positivo quadro di riforme. Anche qui, provando a ripartire dal lungo lavoro svolto in questi mesi alle camere sui disegni di legge di iniziativa governativa, che offrono una base di partenza su cui lavorare nel modo più possibile condiviso. Penso alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, alla riforma del processo civile, ma anche alla riforma del processo penale, su cui si registrano larghe convergenze quanto a obiettivi e criteri ispiratori, ancorché vi siano divergenze sulle soluzioni tecniche per conseguirli.

 

Dentro questo quadro, io penso possano trovare soluzione anche i temi che più di altri sono diventati oggetto di battaglia politica, a partire dalla questione della prescrizione, che come noto anche il Pd ha considerato definita in modo non soddisfacente e compiuto nella riforma Bonafede, ma che può trovare una sua più puntuale e convincente disciplina in una riforma complessiva del processo. In definitiva, proprio sulla capacità di trovare intese larghe per realizzare efficaci riforme nel campo della giustizia, abbandonando bandiere ideologiche e forzature, si misurerà la reale volontà delle forze politiche nel concorrere al successo del nuovo governo. Il Pd certamente lavorerà in quella direzione.

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Alfredo Bazoli, deputato del Pd

 

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