I giocatori del Bari contestati dai tifosi

Le mimose datele alle pippe

Simonetta Sciandivasci
Le mimose sono talmente resilienti da abitare persino nel “deserto di valori” che secondo la Gazzetta dello Sport si estende intorno al calcio. Tra i furiosi ultrà che lì pascono e birbanteggiano (fischi, improperi, giocatori invitati senza alcuna gentilezza a togliersi le maglie perché immeritevoli

    Le mimose sono talmente resilienti da abitare persino nel “deserto di valori” che secondo la Gazzetta dello Sport si estende intorno al calcio. Tra i furiosi ultrà che lì pascono e birbanteggiano (fischi, improperi, giocatori invitati senza alcuna gentilezza a togliersi le maglie perché immeritevoli di indossarle), indignando tutte le terre emerse tranne la Papuasia, segnaliamo quelli del Bari (gli autoctoni direbbero “della Bari”) che, buscata l’ennesima sconfitta contro la Virtus Entella (vorremmo bere una birra con questo nome: startupper, provvedete), hanno promesso mimose ai calciatori. “Signorine!”, li hanno apostrofati. Non riusciamo davvero ad accusarli per aver infranto la normativa anti-sessista: sappiamo che l’hanno fatto per una giusta causa (sempre meglio mettere fiori nei cannoni, piuttosto che ingiungere a un attaccante di spogliarsi a bordo campo). Sposiamo anche noi la stessa causa: chissà che non sia la volta buona per farvi capire che le mimose non ci piacciono: non sono petalose, né lussuose, né amorose. Datele alle pippe.