Aldo Masullo

Aldo Masullo, il relativo è la salvezza

Davide D'Alessandro

L’Arcisenso è un libro politico. Attraverso le parole paticità, dolore, durata, solitudine, silenzio, sapienza e grazia il filosofo giunge all’appendice, al labirinto della soggettività, agli appunti per un’autobiografia filosofica

Scrivere di Aldo Masullo, 95 anni, è scrivere di un pensiero lucido, cristallino, che sprizza brillantezza e gioventù, e L’Arcisenso. Dialettica della solitudine, edito da Quodlibet Studio, ne è l’esempio più alto e nobile. Dove sono i Maestri, ci si chiede spesso, dove sono le menti in grado di esprimere energia e disciplina, alla larga dalle luci psichedeliche del successo effimero, alla larga dagli interventi un tanto al chilo che non scaldano, che non rischiarano, che sommano buio a buio. Eccone uno di Maestro, un Maestro che c’è senza esserci, che ti sfiora con la parola e con la pagina rispettando devotamente il lettore, quasi con il timore di disturbarlo, di affaticarlo. La naturalezza espressiva di Masullo, la chiarezza espositiva e l’incisività del ragionamento sono doni rari. Ne ho avuto conferma soprattutto leggendo il capitolo, meglio la stanza, su Leopardi. Sì, meglio stanza di capitolo, poiché il libro è una splendida costruzione che integra pensieri di ieri e di oggi, mostrando una ineccepibile coerenza. Scavare dentro la solitudine, come fa il filosofo campano, sapendo di ascoltare l’interiorità dell’altro senza potervi mai accedere, significa erigere un monumento alla solidarietà, alla costruzione della solidarietà. Siamo soli ma possiamo essere compagni, compagni di solitudine. Possiamo condividere le nostre unicità. Restiamo distanti ma insieme. Non dentro Leopardi, ma davanti e insieme a Leopardi.

L’Arcisenso è ciò che mette in moto la vita, è ciò che non viene prima né dopo di noi, ma sta sotto di noi, può spingerci a provare. Il provare profondo, che Masullo ricava dall’antica parola greca, ci proietta verso la relazione, verso la verità come relazione. Relazione, si noti bene, come relativo, per dire e ribadire che l’assolutismo e il fondamentalismo sono nemici dell’uomo, della sua esistenza, del suo stare al mondo. La mia verità è soltanto la mia verità. La metto a confronto con la tua non per farla emergere, imporre e vincere, ma per misurarla, pronto a ritirarla se la tua risulta più convincente, pronta a sposarne una terza se entrambi dovessero apparire deboli. Il relativo possiede e detiene una notevole sapienza; nel relativo, afferma Masullo, è la salvezza: “D’altra parte, senza mettere in gioco gli estremi della guerra o della dittatura, non si può negare che il normale ordine sociale si regge su capillari assolutizzazioni, di cui è potente la rappresentazione simbolica. Sotto gli ermellini e le stole, le parrucche e le toghe di sovrani, prelati, giudici, professori si nascondono le forme fisiche e i privati abbigliamenti degli uomini, quasi per cancellare nei riti solenni del pubblico teatro la varietà degli elementi relativi degli attori, e per evidenziare così la sacralità funzionale del potere, la sua assolutezza. Il giudice è un disonesto? ma lex sed lex! Il confessore è un vizioso? ma il sacramento è sacramento! Insomma è come se la funzione pubblica bruciasse il profilo naturale delle persone e lo sostituisse con una maschera, annullasse il relativo degl’individui e istituisse l’assoluto della carica. Perfino la scuola, le istituzioni della formazione, spesso risultano di fatto finalizzate a seminare di assoluti i campi della mente giovanile”.  

L’Arcisenso è un libro politico. Attraverso le parole paticità, dolore, durata, solitudine, silenzio, sapienza e grazia si giunge all’appendice, al labirinto della soggettività, agli appunti per un’autobiografia filosofica. Leggetelo senza ansia e senza fretta e, in mezzo a tanto rumore e frastuono, in mezzo a tanto inutile cianciare, apprezzate il silenzio, il privilegio del parlante: ”Senza parola non si può tacere, senza dialogo non ci può essere silenzio. Senza la memoria, senza l’immenso corpo storico della cultura da cui il corpo esistenziale della nostra coscienza emerge, resteremmo non in silenzio, bensì muti. Le parole non si agiterebbero nell’anima, sussurrate, trattenute dall’uscire all’aperto, nella piazza del dialogo pubblico, come per pausa o per attesa, ma semplicemente non esisterebbero, anzi non sarebbero mai esistite. Senza memoria, il dialogo non sarebbe custodito nel silenzio, anzi non nascerebbe neppure. Assente sarebbe il Sentir-si”. Così scrive, parla e tace Aldo Masullo, poiché “il silenzio perfetto è dialogo, sublimato”. Lo stesso dialogo che il lettore può avere, grazie a questo libro, con l’autore. Filosofo raffinato, Maestro autentico. Senza ermellino e stola, senza parrucca e toga.