Savatore Natoli

L'animo degli offesi e il contagio del male

Davide D'Alessandro

Salvatore Natoli rilegge le fasi stringenti e le tematiche cruciali dei “Promessi sposi”. La magia di una lectio magistralis che diventa libro, anzi di più: ricorso ineludibile al bene

La finezza intellettuale e teoretica di Salvatore Natoli consente di rendere libro una lectio magistralis ma, più di essere libro, L’animo degli offesi e il contagio del male, edito da il Saggiatore, con utile e incisiva prefazione di Mario Barenghi, è riflessione autentica sul male, su chi lo impone e chi lo subisce, ed è ricorso ineludibile al bene, a fare il bene, sola pratica possibile per fronteggiarlo.

Renzo non vorrebbe fare il bene, Renzo istintivamente vorrebbe la vendetta, tremenda vendetta, per scagliarsi contro don Rodrigo, abbatterlo, eliminarlo, perché eliminandolo pensa di poter eliminare il dolore, la sofferenza, la mancata unione con Lucia. Poi, ovviamente, c’è la Provvidenza, il suggeritore della parola e dell’azione che mettono fine al contagio del male offrendo ristoro all’animo degli offesi.

Il male ha in sé il verme che rischia di moltiplicarlo e replicarlo all’infinito ma, come sperimenta anche fra Cristoforo, non è la ritorsione a permetterne il superamento, bensì il bene, la pratica del bene, fare ciò che si deve fare. Se Renzo perdona il moribondo don Rodrigo vuol dire che una strada c’è, ma da soli non è semplice cercarla, trovarla e intraprenderla. L’uomo, senza il suggeritore, senza la chiamata interiore, è portato a far da sé, a risolvere le questioni in proprio, senza mediazioni, senza compromessi, senza cedimenti. Con il sangue alla testa, come suole dirsi.

Ma la vita è complessa e regala sorprese se sai attendere, se ti poni in ascolto, se non ti affretti con la lingua e la spada. Scrive Natoli: “Quel che c’è da fare è operare con rettitudine e secondo giustizia, nella persuasione che, agendo così, si possa seminare per un mondo e un futuro migliore. A questo non c’è alternativa, e anche nell’ipotesi che tutto precipiti nel peggio e finisca male, non resta che provarci. La Provvidenza è trascendenza: il suo vantaggio rispetto alle utopie mondane e alle filosofie del progresso è dato dalla persuasione che ciò che tarda, prima o poi verrà, nonostante le smentite della storia”. E la storia si diverte quotidianamente a smentire, ma quotidianamente occorre insistere, mai desistere. Perché ciò che tarda, prima o poi verrà.