Vedran Corluka, coperto di sangue, durante la partita contro la Turchia (foto LaPresse)

Il piedone di Corluka, salvatore della Croazia

Leo Lombardi
Ha passato quasi più tempo fuori a farsi medicare che in campo a contrastare. Eppure c'era Vedran Corluka a strozzare il grido in gola ai tifosi turchi a tempo scaduto: con il piedone ha bloccato il tentativo in area di Hakan Balta e conservato la vittoria della Croazia, concretezza necessaria per una squadra che si specchia nel genio.

Ha passato quasi più tempo fuori a farsi medicare che in campo a contrastare. Eppure c'era Vedran Corluka a strozzare il grido in gola ai tifosi turchi a tempo scaduto: con il piedone ha bloccato il tentativo in area di Hakan Balta e conservato la vittoria della Croazia, concretezza necessaria per una squadra che si specchia nel genio. E quella del difensore è andata oltre la semplice dedizione, con i medici che si sono affannati a dare una parvenza di dignità alle fasciature alla testa, necessarie dopo un contatto con il gomito di Cenk Tosun. Uno difficile da abbattere, Corluka, scappato con la famiglia dalla Bosnia per la guerra e rivelatosi in Premier. Chiedere a Gomes, compagno nel Tottenham che lo spedisce in ospedale per un colpo al mento.

 

 

E uno su cui fare affidamento sempre, pure ai rigori, anche se l'ultimo nella Supercoppa russa è passato alla storia come uno dei più brutti mai visti: palla consegnata docile a Lodygin, insieme con il trofeo allo Zenit. Un infortunio già alle spalle, per costruirsi un nuovo futuro a 30 anni, magari proprio in Italia. Spalletti lo ha apprezzato quando allenava a San Pietroburgo, lo vorrebbe strappare alla Lokomotiv Mosca per portarlo a Roma. Perché Corluka è uno che non molla mai, è uno di cui (sportivamente) ti innamori.