Ansa
European Resilience from Space
L'Esa punta il budget (finalmente) sulla Difesa dello spazio
Per la prima volta nella sua storia, l'Agenzia spaziale europea ha presentato un piano con applicazioni dirette anche nel settore della Difesa. Si tratta del primo programma pensato esplicitamente per rafforzare la sicurezza spaziale dei paesi membri
L’Agenzia spaziale europea per i prossimi tre anni avrà un budget di 22,1 miliardi di euro, circa il 30 per cento in più rispetto al 2022. All’ultima riunione del Consiglio dell’agenzia, che si tiene ogni tre anni e si è conclusa l’altro ieri a Brema, la situazione geopolitica e le applicazioni dual use sono stati al centro delle discussioni e dei programmi. Non è stato un passaggio scontato, vista la natura civile dell’Esa, ma la scelta è stata sostenuta dalla maggioranza dei ventitré paesi dell’agenzia (che è indipendente dall’Unione europea). Germania, Italia e Francia restano i tre contributori principali e coprono insieme il 52 per cento del bilancio. Il governo di Berlino, che ha già annunciato un piano autonomo da 35 miliardi di euro per sviluppare capacità spaziali militari entro il 2030, ha ulteriormente aumentato il suo ruolo di principale finanziatore dell’Esa. Come ha scritto il Financial Times, “in cambio ha ottenuto l’impegno che un astronauta tedesco sarà il primo europeo a partecipare alle missioni lunari Artemis della Nasa”. La Francia resta al secondo posto tra i contributori, seguita da vicino dall’Italia, “mentre la Spagna ha superato il Regno Unito diventando il quarto maggiore finanziatore dell’agenzia”. Ma quest’anno hanno avuto un ruolo crescente anche i paesi del fianco est dell’Europa, interessati ai programmi cosiddetti dual use.
Per la prima volta nella sua storia, l’Esa ha presentato un programma interno con applicazioni dirette anche nel settore della Difesa. Si chiama European Resilience from Space (Ers) e prevede tre sottosistemi satellitari dedicati a osservazione della Terra, comunicazioni e navigazione. E’ un cambio di passo notevole: finora l’Esa aveva partecipato a reti come Galileo – che ha uso duale ma è gestito dalla Commissione europea – ma Ers è il primo programma pensato esplicitamente per rafforzare la sicurezza spaziale dei paesi membri. Per ora rappresenta circa il 5 per cento del budget richiesto dall’agenzia, una quota limitata secondo il direttore generale Josef Aschbacher. Ma il programma non ha ancora raccolto tutte le sottoscrizioni necessarie: resterà aperto fino alla primavera 2026. Diversi paesi hanno spiegato di non avere più fondi della Difesa disponibili per il 2025. Ogni governo, infatti, decide in autonomia da quale voce di bilancio attingere per partecipare ai programmi dell’Esa.
Il programma, però, riapre un nodo strutturale: l’Europa costruisce sempre più satelliti, ma non ha ancora un accesso garantito allo spazio con lanciatori propri. Per affrontare questo problema, la ministeriale ha destinato 4,4 miliardi di euro – il budget più alto di sempre per il settore – allo sviluppo dei lanciatori, pari al 20 per cento del totale. I fondi serviranno ad aggiornare Ariane e Vega e a sostenere nuove aziende. Il programma European Launcher Challenge (Elc) ha ricevuto 900 milioni di euro, il doppio della richiesta iniziale dell’Esa. A trainare la cifra è stata la Germania, che ospita due delle cinque startup finanziate: le altre sono una spagnola, una britannica e una francese. Nessuna italiana. Resta da capire se questo sforzo basterà a risolvere la cronica mancanza di vettori europei, ormai un problema anche di sicurezza.
Per il ministro italiano delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha assunto la presidenza della ministeriale e ospiterà quindi la prossima riunione in Italia fra tre anni, lo scenario internazionale, peggiorato soprattutto per l’Europa orientale, ha pesato molto nelle scelte di quest’anno.