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l'attacco

Chi è l'afghano che ha sparato ai due agenti della Guardia nazionale vicino alla Casa Bianca

Marco Arvati

Si chiama Rahmanullah Lakanwal, ha 29 anni ed è entrato nel paese per ragioni umanitarie dopo il caotico ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan nel 2021. L’Fbi sta indagando su di lui. Pam Bondi ha affermato che cercherà di ottenere la pena di morte

L’uomo che ha sparato a due agenti della Guardia nazionale a pochi minuti dalla Casa Bianca è stato catturato: il suo nome è Rahmanullah Lakanwal, afghano di 29 anni, entrato nel paese per ragioni umanitarie dopo il caotico ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan nel 2021. L’assalitore, durante il conflitto, ha collaborato con la Cia a Kandahar; avrebbe servito, infatti, in una delle Zero Units, una forza paramilitare che compiva raid notturni contro i talebani. Per questo motivo aveva beneficiato di un programma di accoglienza statunitense e si era stabilito con la moglie e i cinque figli nello stato di Washington, all’estremo nord-ovest degli Stati Uniti: per compiere l’attacco, ha attraversato il paese con un mezzo privato. Un conoscente afghano dell’aggressore ha detto al New York Times che Lakanwal soffriva di problemi di salute mentale per via delle morti che aveva causato durante la guerra.

 

          

 

Durante la conferenza stampa sono stati resi pubblici anche i nomi dei due agenti colpiti: Sarah Beckstrom e Andrew Wolfe, di 20 e 24 anni. I due sono stati operati e sono in condizioni critiche. L’Fbi sta indagando l’aggressore per terrorismo e Pam Bondi ha affermato che cercherà di ottenere la pena di morte. Trump, che si trovava in Florida, ha subito parlato di un “atto di terrore” e ha incolpato direttamente l’Amministrazione Biden dell’accaduto: ha parlato di politiche migratorie disastrose e di come sotto il suo predecessore 20 milioni di stranieri “sconosciuti” siano entrati nel paese. Ha affermato che tutti gli afghani entrati negli Stati Uniti verranno sottoposti a nuove procedure e ha messo in pausa la possibilità di ottenere visti dall’Afghanistan. Circa 260.000 persone, molti dei quali oggi rifugiati in Pakistan, attendono ancora di poter entrare in America, dopo aver collaborato attivamente contro i talebani. Inoltre, ha detto che per contrastare il crimine spedirà altri 500 membri della Guardia nazionale nella capitale, nonostante un giudice federale abbia dichiarato illegale la presenza continuativa delle truppe federali, dando tempo fino all’11 dicembre al presidente per disperdere le truppe o fare appello.

A seguito del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, l’Amministrazione Biden ha messo in piedi un’operazione per accogliere negli Stati Uniti gli afghani che avevano collaborato: nel paese sono entrate circa 195.000 persone, inizialmente con una residenza temporanea di due anni mentre svolgevano le pratiche per la richiesta d’asilo o di visto. A oggi, sono stati elargiti 50.000 visti, e inoltre le richieste d’asilo provenienti dall’Afghanistan vengono in linea di massima accettate. A maggio, però, Trump ha tolto l’Afghanistan dalla lista dei paesi pericolosi, e questo ha fatto sì che chi si trova sprovvisto di uno di questi documenti – si stimano circa 11.000 persone – rischia il rimpatrio immediato. Nei mesi scorsi, il governo afghano aveva fatto sapere di essere pronto a discutere il rimpatrio dei propri cittadini con gli Stati Uniti: per la maggior parte, persone che in Afghanistan non sarebbero al sicuro.

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