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Editoriali
L'instabile accordo tra Islamabad e Kabul
Un mese dopo la tregua tornano attacchi e accuse. La diplomazia del generale Munir e l'inaspettato alleato a Washington
Secondo le autorità afghane, almeno nove bambini e una donna sarebbero stati uccisi in seguito a un bombardamento del Pakistan contro un’abitazione nella provincia sudorientale di Khost, che sarebbe avvenuta martedì a mezzanotte. Islamabad ha smentito di aver condotto raid aerei su territorio afghano, ma la situazione fra i due paesi rischia di precipitare di nuovo, dopo che il Pakistan è stato colpito da diversi attentati compiuti da gruppi terroristici che, secondo il governo pachistano, sarebbero appoggiati e protetti dai talebani. Il mese scorso, dopo una serie di attacchi reciproci che ha causato decine di vittime, il cessate il fuoco fra Kabul e Islamabad è stato mediato da Qatar e Turchia, ma appare evidente ormai che non si tratti di un accordo stabile. Anzi, il Pakistan accusa l’India di aver riallacciato le relazioni diplomatiche con i talebani proprio con l’obiettivo di indebolire la leadership pachistana attraverso il Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), jihadisti attivi nel nord-ovest del paese che colpiscono soprattutto le forze di sicurezza di Islamabad, e che la leadership aveva tentato di decimare con alcune operazioni militari dentro l’Afghanistan, a cui i talebani avevano poi risposto.
Nel frattempo, però, la diplomazia pachistana ha trovato un inaspettato alleato a Washington: il capo delle Forze armate, Asim Munir, che a metà novembre ha ricevuto poteri straordinari dal Parlamento rendendo il suo ruolo immune a qualsiasi accusa, è stato ricevuto alla Casa Bianca già due volte, a giugno e a settembre, e i resoconti dei media parlano di un più diretto rapporto fra i rappresentanti dell’Amministrazione Trump con Munir, piuttosto che con il primo ministro Shehbaz Sharif. La relazione, che era emersa anche durante la crisi fra Pakistan e India del maggio scorso, è osteggiata anche da diversi gruppi repubblicani soprattutto perché Munir è l’ala più repressiva e oltranzista delle Forze armate pachistane, e il suo rapporto diretto con la Casa Bianca rischia di minare la costruzione di una relazione di fiducia con l’India.