Il dossier

I rischi sul balcone del Louvre erano già stati segnalati nel 2018

Mauro Zanon

In un documento di sette anni fa di due pagine e tre infografiche, Van Cleef & Arpels aveva cerchiato in rosso l'esatto punto debole: il balcone della galleria di Apollo. Le falle nella sicurezza del museo e il furto, sette anni dopo

Parigi. Il balcone della galleria di Apollo del Louvre, utilizzato dai ladri lo scorso 19 ottobre per rubare i gioielli della Corona francese, era già stato identificato nel 2018 come “uno dei maggiori punti di vulnerabilità” del museo parigino da un rapporto sulla sicurezza di Van Cleef & Arpels, la celebre azienda di alta gioielleria francese. È quanto rivelato martedì sera dal Monde, che ha potuto consultare il documento. Nel 2018, mentre la prefettura di Parigi e i marchi del lusso della capitale francese erano preoccupati per l’aumento delle rapine, soprattutto nel quartiere del Louvre, l’allora direttore del museo Jean-Luc Martinez commissionò un rapporto sulla sicurezza alla direzione “sécurité et sûreté” di Van Cleef & Arpels. Martinez, nel 2017, aveva già ricevuto un apporto allarmante sullo stesso argomento, curato dall’Institut national des hautes études de la sécurité et de la justice. Ma giudicando le conclusioni dell’istituto troppo generiche, aveva deciso di rivolgersi ad altri esperti che fornissero raccomandazioni più precise. Quando il rapporto di Van Cleef & Arpels atterra sulla sua scrivania, Martinez è più che soddisfatto. Perché gli esperti descrivono nel dettaglio le falle nella sicurezza del museo, con consigli per rimediare. C’è però un dato che a sette anni di distanza salta subito all’occhio: nel documento, due pagine e tre infografiche, viene indicato tra i principali punti deboli del Louvre proprio il balcone della galleria di Apollo, attraverso il quale due membri del commando travestiti da operai sono penetrati con una smerigliatrice.

 

In una delle infografiche, il balcone è addirittura cerchiato in rosso affinché il lettore, Martinez, non avesse alcun dubbio sul messaggio trasmesso dagli autori. Ma c’è di più. Gli esperti di Van Cleef & Arpels avvertono che “con un montacarichi si può facilmente accedere alla galleria” di Apollo: esattamente quello che hanno fatto i ladri dei gioielli della Corona di Francia. Altre foto presenti nel documento dimostrano inoltre che le telecamere di videosorveglianza non coprivano interamente il balcone. Sollecitata lunedì dal Monde, la direzione del Louvre, guidata da Laurence des Cars, ha dichiarato di essere venuta a conoscenza del rapporto solo dopo il furto del 19 ottobre, ovvero quattro anni dopo il suo arrivo ai vertici del museo. “La presidente del Louvre ha chiesto la trasmissione di tutti i documenti relativi ai lavori realizzati nella galleria di Apollo negli ultimi venticinque anni. Sono stati individuati diversi documenti, tra cui una valutazione dei rischi redatta nel 2018 da un esperto esterno”, afferma il Louvre, precisando che “questi documenti non erano stati comunicati al momento del cambio di direzione, nell’autunno 2021”, quando Laurence des Cars è succeduta a Martinez. Il rapporto, assicura la direzione del museo, è stato “trasmesso all’ispettorato generale degli affari culturali per essere integrato nelle indagini in corso”. Sebbene le autorità amministrative di vigilanza del museo siano ormai a conoscenza di tale documento, i due giudici istruttori parigini della giurisdizione interregionale specializzata nella lotta alla criminalità organizzata incaricati del caso non sono stati ancora informati dal Louvre o dal ministero della Cultura della sua esistenza, scrive il Monde.

 

La rivelazione del documento di Van Cleef & Arpels sta suscitando in ogni caso parecchio imbarazzo ai vertici del governo e del Louvre. Anche perché fa il paio con un recente rapporto della Corte dei conti in cui erano già state evidenziate diverse mancanze “considerevoli” e “persistenti” nella sicurezza del museo parigino. Nell’ala Denon, dove si trovano la galleria di Apollo ma anche la Gioconda, un terzo delle sale non dispone tuttora di telecamere di sorveglianza. Nonostante un budget annuale di funzionamento di 323 milioni di euro, “gli importi impegnati nella sicurezza sono di entità modesta rispetto alle esigenze stimate”, sottolinea il rapporto, evocando “una tendenza a fare dell’avvio dei lavori una variabile di adeguamento del bilancio”. La stessa Laurence des Cars, in una nota confidenziale inviata alla ministra della Cultura Rachida Dati e rivelata dal Parisien, aveva lanciato l’allarme sullo stato delle strutture del museo, che “raggiungono un livello di obsolescenza preoccupante”, e sulle “avarie” in spazi “talvolta molto degradati, dove la pioggia riesce a entrare, nonché preoccupanti variazioni di temperatura che mettono in pericolo la conservazione delle opere”.

 

“Sappiamo bene che i musei francesi sono molto vulnerabili”, ha ammesso dopo il furto il ministro dell’Interno Laurent Nuñez, aggiungendo che un “piano di sicurezza” recentemente varato dal ministero della Cultura riguardava in particolare il Louvre. Alle quattro persone già incriminate i primi di novembre, tre uomini e una donna, martedì si sono aggiunti altri quattro fermi. Tra loro, secondo gli inquirenti, ci sarebbe l’ultimo uomo sospettato di aver fatto parte del commando che il 19 ottobre ha commesso “il furto del secolo”, rubando gioielli stimati a 88 milioni di euro e dal valore storico incommensurabile. Spetta ora alla giustizia capire se il documento del 2018 che avvertiva del rischio di intrusione dal balcone della galleria di Apollo sia stato consultato dai membri della banda del Louvre, grazie, forse, a un complice interno al museo. O se hanno soltanto letto il fumetto “Fantômette se déchaîne”, scherzano alcuni, dove un ladro soprannominato “il Furetto” sta preparando un piano per rubare un diamante esposto proprio nella galleria di Apollo. “Basta appoggiare una scala al muro e salire al primo piano. Poi si rompe il vetro, si fanno dieci metri, si rompe la vetrina con un colpo di martello e voilà! Si ha l’oggetto tra le mani”, si legge nel fumetto. Quasi come nella realtà. 

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