Fratelli d'occidente

Dalla Francia alla Germania, è resa dei conti con la minaccia della confraternita islamica

Giulio Meotti

Dai nuovi allarmi in Francia e Germania ai primi divieti negli Stati Uniti: la rete dei Fratelli musulmani avanza attraverso infiltrazioni, proselitismo e investimenti miliardari, mentre l’Europa fatica a reagire a una strategia che punta a plasmare società e istituzioni dall’interno

“Dieci anni dopo il 13 novembre, l’islamismo sta vincendo la battaglia culturale”, dice sconfortato Gilles Kepel al Figaro. Un gruppo di lavoro presieduto dalla senatrice Jacqueline Eustache-Brinio ha appena realizzato un rapporto di 107 pagine su come fermare i Fratelli musulmani e che verrà sottoposto all’Eliseo. Chiede “il divieto di indossare il velo sotto ai sedici anni” negli spazi pubblici. Perché il velo è ora il “vessillo dell’apartheid sessuale”, strumento di controllo sociale e di “demarcazione territoriale”.

Secondo la sociologa esperta della Fratellanza, Florence Bergeaud-Blackler, che ha scritto il rapporto, “le organizzazioni islamiste in Francia sono strutturate attorno a una piramide con 100-200 moschee, 280 associazioni satellite, 21 scuole e 114 scuole coraniche. I membri prestano un giuramento di fedeltà (bay’a) che li impegna a ‘combattere il jihad’”. Un “jihad istituzionale”. Si parla di “infiltrazione islamista basata su un sistematico doppio linguaggio e manipolazione delle libertà democratiche”. 

Secondo il documento francese, “interi territori stanno subendo una ghettizzazione con la creazione di società parallele che sfuggono alle norme repubblicane”. A maggio era uscito in Francia un rapporto dei servizi segreti sulle attività dei Fratelli musulmani (già banditi in Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi, Bahrein, Giordania), che denunciava una attività di proselitismo ormai fuori controllo. Il documento, consegnato al ministero dell’Interno, ha spinto Emmanuel Macron a convocare due Consigli di difesa e a stabilire l’estensione del congelamento dei beni finanziari – finora riservato ai casi di terrorismo – a ogni associazione sospettata di infiltrazione islamista, controlli sulle donazioni alle associazioni e più potere ai prefetti per revocare i sussidi.

In Germania è stata appena messa al bando la ong “Muslim Interaktiv”, che ogni volta che è apparsa in pubblico negli ultimi anni ha suscitato scalpore, come quando i suoi membri hanno marciato ad Amburgo proclamando che un “Califfato” era “la soluzione”. Secondo l’Ufficio per la protezione della Costituzione, Muslim Interaktiv è una emanazione dei Fratelli musulmani. L’Austria finora è l’unico paese europeo ad aver messo al bando tutta l’organizzazione islamista che tra due anni celebrerà i cento anni dalla fondazione.

Ora è l’America a scoprire che la piovra islamista è un pericolo. Prima il governatore del Texas, Greg Abbott, ha annunciato la classificazione della Fratellanza come “organizzazione terroristica”. Poi è stata la Casa Bianca ad avviare l’iter per metterne al bando alcuni rami. Il Qatar investe decine di miliardi di dollari nelle università per aiutare i Fratelli musulmani a indebolire gli Stati Uniti e “distruggere la democrazia”. Un importante istituto di ricerca, l’Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy, avverte che il Qatar ha investito venti miliardi in college americani e altre istituzioni di alto livello nell’ambito del piano decennale della Fratellanza. Una “strategia lenta e multigenerazionale” che punta a inserirsi nei “gangli politici, legali, culturali e mediatici delle democrazie europee attraverso reti parallele, centri culturali, associazioni studentesche, ong e infrastrutture educative capaci di produrre consenso e modellare l’opinione pubblica”. Decisiva la mobilitazione nei campus, che dopo il 7 ottobre 2023 ha mostrato quanto fossero pronti a recepire le istanze di Hamas.

Il tempo stringe, se ha ragione la filosofa e studiosa islamica franco-algerina Razika Adnani nel dire al Journal du dimanche di domenica scorsa che “i Fratelli musulmani stanno vincendo la battaglia politica”. In Italia, intanto, si continua a fischiettare, anche se i “Qatar Papers” dei giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot ha dimostrato che il nostro è il paese dove l’emiro ha investito di più in islamismo negli ultimi anni.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.