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le rivelazioni

I nuovi documenti riguardanti Jeffrey Epstein rivelano il progetto in Europa di Steve Bannon

Marco Arvati

Lo stratega politico di estrema destra e ideologo del movimento Maga consultava l'imprenditore criminale per far vincere l'estrema destra nelle elezioni per il parlamento europeo su temi legati a soldi, legge, logistica e strategia

Milano. Nei giorni scorsi alcuni deputati del Partito democratico statunitense hanno reso pubblici nuovi documenti riguardanti Jeffrey Epstein, poco prima che il Congresso votasse per la pubblicazione di tutto il materiale non secretato che il governo possiede. I file, per la gran parte conversazioni private con vari interlocutori, documentano rapporti continuativi di questi con Epstein, anche mentre le accuse di abuso di minori e traffico sessuale, per cui sarebbe stato arrestato nel 2019, diventavano sempre più chiare. Una delle persone con cui Epstein ha intrattenuto lunghe conversazioni in quel periodo è lo stratega politico di estrema destra e ideologo del movimento Maga Steve Bannon, che lo ha anche consigliato su come superare la copertura mediatica negativa che Epstein stava ricevendo durante il rinfocolarsi delle accuse.

I messaggi più interessanti risalgono al 2018: abbandonato il ruolo di consigliere alla Casa Bianca l’anno precedente, in quell’anno Bannon girava per l’Europa nel tentativo di costruire un’internazionale sovranista che arrivasse a governare l’Unione europea. Come ha analizzato Byline Times, a margine degli incontri si confrontava via email con Epstein, che assumeva di volta in volta la posizione di stratega informale o di fixer operativo, fornendogli passaggi aerei e anche possibile appoggio sulla sua isola nel caso ne avesse avuto bisogno. Un Bannon ottimista scriveva a Epstein che “la destra ha ottenuto il sostegno della classe operaia sull’immigrazione e la prossima primavera prenderemo il 60 per cento alle elezioni europee”. Un rapporto molto più ampio di quello che può intercorrere tra un personaggio e il suo biografo: nel 2019, infatti, Bannon possedeva 15 ore di girato per costruire un documentario che avrebbe dovuto riabilitare l’immagine pubblica dell’uomo che successivamente lo stesso Bannon ha definito “un pedofilo globalista”.

Intanto Bannon lavorava al suo progetto in Europa. L’anno precedente era stato fondato “The Movement”, un’associazione che nelle idee bannoniane doveva essere un think tank strutturato, per difendere i movimenti populisti e conservatori in Europa, ma che poi non si è mai organizzato del tutto. L’associazione è stata registrata dall’avvocato belga Mischael Modrikamen, da sua moglie e da Laure Ferrari, molto vicina a Nigel Farage avendo lavorato nell’Ukip, il partito nazionalista e brexitaro che il politico guidava al tempo, e che ne sarebbe poi diventata la compagna. Steve Bannon e Nigel Farage condividevano le stesse opinioni sulla politica europea: Bannon si aspettava di assumere dieci persone a tempo pieno per le europee del 2019, nel tentativo, come visto nei messaggi mandati a Epstein, di ottenere una maggioranza sovranista. Tra Farage e Bannon c’è sempre stata stima reciproca: in un’intervista rilasciata al Times di Londra nel 2018, Bannon parlava di Farage come di un eroe della working class, raccontando di quando l’ha chiamato al telefono durante il conteggio dei voti per il referendum sulla Brexit. Secondo il Guardian, un Farage sempre più vicino al movimento Maga sia per temi sia per stile di comizi l’anno scorso avrebbe usufruito di un team di tre consiglieri americani, facenti parte della società Capital HQ, guidata da un’ex portavoce di Bannon, per migliorare la sua percezione pubblica negli Stati Uniti. Le consulenze sarebbero state elargite a titolo gratuito.

Nel 2018 Bannon ed Epstein hanno discusso della posizione sempre più precaria dell’allora premier britannica Theresa May. Dalle conversazioni si evince un possibile incontro su questo tema tra Bannon, Farage, Boris Johnson, che sarebbe diventato primo ministro l’anno seguente, e il parlamentare conservatore Jacob Rees-Mogg, al termine del quale Bannon avrebbe detto a Epstein che non sarebbe accaduto nulla di concreto perché “questi non hanno le palle”. Reform Uk, il partito di cui è oggi leader Nigel Farage, ha negato che Farage abbia mai preso parte a questo incontro.

Come ha affermato Byline Times, non ci sono prove che Epstein abbia finanziato The Movement: quello che questi nuovi documenti mettono in luce, però, è un sostegno morale e continuativo di Epstein al piano di Bannon per la vittoria dell’estrema destra al Parlamento europeo: lo consigliava su temi legati a soldi, legge, logistica e strategia. Sembra, quindi, che Bannon non lo considerasse con disprezzo un “globalista”, come ha invece fatto quando chiedeva che Trump facesse piena trasparenza sul caso.

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