Foto Epa, via Ansa

L'uomo di Vance

Dan Driscoll vuole portare la Silicon Valley al Pentagono, prendendo esempio da Kyiv

Giulio Silvano

L’emissario più inatteso di Trump arriva a Kyiv per rilanciare i negoziati: il segretario dell’esercito che vuole portare Silicon Valley dentro il Pentagono

Ieri a Kyiv è arrivata la task force trumpiana per “discutere degli sforzi per far finire la guerra”, capitanata da Dan Driscoll. L’uomo di J. D. Vance al Pentagono, miglior amico del vicepresidente, in quanto segretario dell’esercito è l’ufficiale civile di più alto grado della delegazione che ha l’obiettivo di ravvivare le negoziazioni sulla pace. Come ha fatto notare il Wall Street Journal, “è inusuale mandare un civile il cui lavoro principale è concentrarsi su addestramento ed equipaggiamento dei soldati. Ma Trump spesso usa emissari poco ortodossi, come l’ex immobiliarista Steve Witkoff”. E’ anche vero che Pete Hegseth, il capo del Pentagono e boss di Driscoll, da quando è in carica non è mai andato in Ucraina. Si sa che Hegseth, ex volto della Fox, scelta più discussa del gabinetto Maga, non va per niente d’accordo con Driscoll. Hegseth vorrebbe licenziarlo ma non può farlo, per via dello stretto legame che ha con Vance, con cui studiava legge a Yale. Driscoll si vanterebbe senza pudore della loro amicizia, riconoscendo lui stesso di aver ottenuto la sua posizione per via del legame con J. D., nato davanti a una pizza. Nei corridoi direbbe anche che sarà lui il prossimo segretario alla Difesa, non appena Hegseth farà uno dei suoi errori. Come ha scritto la giornalista Julia Ioffe su Puck, a differenza del fisicato Hegseth, che spesso cade in discorsi da crociato dell’alt-right, Driscoll è molto più benvoluto sia dal suo partito che dai democratici, anche per via del suo volto “innocente da ragazzo, con le guance rubiconde e il sorriso perenne”.

 

Chiamato da alcuni “Il ceo dell’esercito” o il “soldato-segretario”, l’ambizioso Driscoll, che non ha ancora 40 anni, è stato definito da Trump un “killer” dopo l’annuncio dell’invio della Guardia nazionale in Tennessee, ma anche “il tipo dei droni”, perché il segretario ha in progetto di acquisire un milione di nuovi droni per l’esercito. Veterano dell’Iraq, Driscoll è anche stato nominato a capo dell’agenzia federale per alcol, tabacco, armi da fuoco ed esplosivi, ruolo che apparteneva al capo del Fbi.

 

Driscoll si era candidato nel 2020 nella natia Carolina del Nord al Congresso ma aveva perso le elezioni. Si è riaffacciato in politica quando il vecchio amico J. D. gli ha telefonato – lui era a Zurigo a cena con la moglie, chirurgo plastico – e gli ha chiesto di aiutarlo con la campagna presidenziale mentre Trump prendeva il vecchio compagno di scuola in considerazione come candidato-Vp. Dalla nomina Driscoll ha portato avanti una politica per l’esercito che piace anche ai dem: modernizzare e velocizzare il processo di acquisto delle armi, rendendo più competitive le gare dei produttori e facendo risparmiare soldi al ministero. Per farlo il segretario ha deciso di guardare, come l’amico J. D., a ovest, e cioè portare un po’ di Silicon Valley nel Pentagono. Sta lavorando per costruire mini-reattori nucleari per rendere indipendenti a livello energetico le basi militari, e si sta organizzando per costruire fabbriche nei terreni inutilizzati dell’esercito. Per prepararsi a un’eventuale guerra con la Cina, ha detto Driscoll, l’esercito statunitense deve essere in grado di costruire armi in grandi quantità sul lungo periodo, facendo un paragone con l’efficienza manifatturiera di Pechino. Più in linea con l’amico J. D., che fece l’imboscata a Zelensky, per Driscoll l’interesse per la pace in Ucraina è stato finora soprattutto di natura economica, finire la guerra “in modo che la base industriale americana fiorisca, senza troppo concentrarci inutilmente su quella parte del mondo”.

Dopo un incontro con Witkoff, che ha gestito le negoziazioni col Cremlino, lunedì Driscoll è volato in Germania insieme al generale Randy George, capo di stato maggiore e suo mentore fin dai tempi in cui Driscoll era soldato e andava a cena a casa sua (anche George odia Hegseth). Nella base militare di Donahue i due hanno parlato di strategia con i militari che hanno lavorato in Ucraina e poi, dopo un pit-stop in Polonia, sono saliti sul treno per Kyiv. Oltre al processo di negoziazione, Driscoll, intervistato domenica in tv, ha parlato anche dell’utilità per gli americani di studiare le tecniche e la tecnologia militare ucraine, sottolineando che il loro uso dell’AI e dei droni “è un incredibile fonte di informazione per le guerre del futuro”, portando come esempio l’attacco di giugno in Russia in cui “centomila dollari di droni ucraini hanno distrutto equipaggiamento russo dal valore di dieci miliardi”. L’Ucraina, ha detto Driscoll, oggi è “l’unica Silicon Valley della guerra”.

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