Editoriali

I dazi di Trump scivolano sulle banane

Redazione

Due storie di vita americana mostrano l’autogol delle tariffe di Donald che aveva dimenticato il principio ricardiano: i paesi acquistano dall’estero quei beni rispetto ai quali i produttori stranieri hanno un vantaggio comparato

Dopo aver fatto dei dazi la sua bandiera, Donald Trump si trova sempre più in difficoltà a difenderne non solo l’utilità economica, ma anche la narrazione politica. La settimana scorsa, di fronte alla Corte suprema, il procuratore generale D. John Sauer ha sostenuto con vigore che i dazi sono una forma di regolamentazione e non un’imposta – contraddicendo la retorica della Casa Bianca, che ha sempre enfatizzato il gettito atteso. Adesso è il segretario al Tesoro, Scott Bessent, a fare un passo ulteriore: “Nei prossimi giorni – ha detto a Fox News – vedrete grandi annunci su quei prodotti [agricoli] che non coltiviamo negli Stati Uniti, per esempio il caffè, le banane, altri frutti, cose così. Questo farà calare i prezzi molto rapidamente”. Gli Usa importano il 99 per cento del caffè e una percentuale quasi altrettanto alta di banane. Il dazio non ha alcun effetto sulla produzione nazionale: si traduce in un immediato incremento dei prezzi, che sono saliti del 6 per cento e del 19 per cento, rispettivamente. E’ utile che l’Amministrazione americana abbia scoperto ciò che poteva facilmente conoscere fin da subito: cioè che i paesi acquistano dall’estero quei beni rispetto ai quali i produttori stranieri hanno un vantaggio comparato.

 

Adesso Trump è costretto a correre ai ripari perché l’inflazione rimane sostenuta, attorno al 3 per cento, e proprio su questo punto il 61,1 per cento degli americani lo disapprova; analogamente, il 55,9 per cento disapprova le sue scelte sul commercio e il 55,3 per cento sull’economia in generale. Imparare dagli errori è fondamentale. In questo caso Trump ha però poche scusanti: la sua stessa vittoria elettorale è in parte dovuta all’arrabbiatura degli americani per il caro-vita, che imputavano (non senza ragioni) a  Biden. Virtualmente tutti gli economisti, inclusi quelli di area repubblicana, avevano avvertito che il protezionismo avrebbe esacerbato il problema: Trump e Bessent dovrebbero capire che, se togliere i dazi farà scendere i prezzi, metterli li ha fatti salire.

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