Il fantasma di Epstein

I messaggi globali di Epstein ora fanno sbadigliare i Maga

Paola Peduzzi

L'ex finanziere aveva una rete fitta di interlocutori, scriveva a diplomatici europei per inoltrare suggerimenti ai russi, dava consigli anche amorosi ai politici e agli strateghi e parlava molto di Donald Trump

Centinaia di email, registrazioni, messaggi: Jeffrey Epstein, finanziere pedofilo suicidatosi in carcere nel 2019, aveva una rete fitta di interlocutori, scriveva a diplomatici europei per inoltrare suggerimenti ai russi (aveva contatti diretti anche con i russi, in particolare con l’ambasciatore all’Onu, Vitaly Churkin, “ma poi è morto”, nel 2017 per un attacco di cuore), dava consigli anche amorosi ai politici (“non frignare, devi mostrare forza”, ha scritto all’economista Larry Summers) e agli strateghi (a Steve Bannon, guru trumpiano, ha scritto che se voleva essere influente nella politica europea, doveva trasferirsi in Europa: “Da remoto” non funziona nulla), e parlava molto di Donald Trump. Erano stati molto amici, poi avevano litigato, tra il 2004 e il 2005, a causa di una villa in Florida che Epstein voleva comprare e che invece Trump fece in modo che diventasse di proprietà dell’oligarca russo Dmitri Rybolovlev, per il doppio del prezzo.

 

Ma dalle comunicazioni che continuano a essere pubblicate dai giornali americani traspare la volontà di Epstein di vendersi come l’interprete della personalità di Trump: se volete sapere come pensa il presidente americano, chiedete a me, io lo so, io lo conosco bene.

 

La natura dell’amicizia tra i due è il cuore della questione – assieme ai possibili ricatti che, quando si tratta di Trump, possono essere di qualsiasi genere, dai suoi affari con i russi ai suoi rapporti con le donne che Epstein adescava, molestava e offriva ai suoi amici – e il fatto che il presidente abbia ripetuto per anni di non aver nulla da nascondere, e da luglio invece si sia messo a nascondere tutto, vietando al dipartimento della Giustizia di pubblicare alcunché continua ad alimentare dubbi e complotti. Trump se l’è creato da solo questo pasticcio, costruendo una teoria del complotto contro i democratici amici di Epstein e oggi sostenendo che il complotto è ai suoi danni. Non è detto però che rimarrà invischiato in modo irrimediabile: ci vorrebbe una rivolta dentro il mondo Maga e al Congresso che ora non c’è. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi