Da sinistra, Jasmine Naemo, Ahmed al Sharaa, Brian Mast e Tarek Naemo
Intervista
Tarek Naemo, l'uomo d'affari che spiega a Washington perché fidarsi dell'ex jihadista Sharaa
"L'America ha bisogno di alleati come la Siria". Il presidente siriano? "Calmo e preparato". Trump? "La sua è una logica da America first: vuole la pace, per questo vuol dare una possibilità ai siriani". Intervista al mediatore che ha preparato la storica visita alla Casa Bianca
La normalizzazione di Ahmed al Sharaa, l’ex terrorista diventato il primo presidente siriano a essere accolto alla Casa Bianca, va edulcorata da ogni romanticismo. “Non credo che Donald Trump sia innamorato di Sharaa o della Siria. Ma è un abile uomo d’affari, sa difendere i propri interessi e quelli degli Stati Uniti. Per questo credo che l’incontro fra lui e il presidente siriano sia stato puro America first”. A parlare al Foglio è Tarek Naemo, classe 1988, colui che, da quando Bashar el Assad è caduto un anno fa, ha preso in carico l’onere di spiegare alla Casa Bianca e a Capitol Hill perché è il caso di fidarsi di un ex qaidista. E’ l’uomo che ha proposto la costruzione della Trump Tower a Damasco e il lobbista che ha preparato il terreno per la visita di tre giorni fa. Naemo è un ricco uomo d’affari, lavora per un fondo di investimento saudita, molti lo definiscono un influencer a tutti gli effetti, visti i suoi 2,2 milioni di follower su Instagram. Soprattutto, vanta amicizie tra diversi membri del Congresso degli Stati Uniti.
In una conversazione con il Foglio, il giovane imprenditore racconta i retroscena della storica visita di Sharaa negli Stati Uniti e del suo incontro con Trump. “Il suo passato lo conosciamo tutti, ma il presidente siriano ha dimostrato di essere un leader forte e affidabile e sappiamo quanto Trump adori i leader forti. Credo sia l’uomo giusto per trasformare la Siria, che ora per la prima volta da decenni ha la possibilità di sperimentare la democrazia”. Con la moglie Jasmine, anche lei di origini siriane e impegnata nelle attività di lobby, Naemo forma una coppia d’oro per le nuove autorità di Damasco. Nella loro paziente opera di persuasione hanno lavorato in coordinazione con la Syrian American Alliance for Peace and Prosperity, un’associazione basata a Washington e guidata da un’altra donna d’affari e filantropa molto influente, Alia Natafgi.
Oltre ad avere organizzato diverse riunioni con deputati e senatori, lo scorso aprile Naemo ha anche accompagnato la prima missione di parlamentari americani a Damasco da quando è caduto il regime, composta dai repubblicani Marlin Stutzman e Cory Mills. Poi ne ha guidata una seconda, con la democratica Jeanne Shaheen e con il repubblicano Joe Wilson. Con Mills, Naemo è in rapporti di grande amicizia, così come con molti altri leader internazionali, dall’ambasciatore turco in Siria ai ministri sauditi. Con questi ultimi in particolare, tanto che i più maliziosi descrivono Naemo come un uomo che agisce per conto di Riad.
Il giorno prima del vertice con Trump, Sharaa ha avuto un’altra riunione, altrettanto decisiva, con Brian Mast, deputato della Florida e presidente della commissione Affari esteri del Congresso. Il reduce della guerra in Afghanistan è tra i pochi a opporsi ancora alla cancellazione del Caesar Act, le sanzioni imposte dagli Stati Uniti per colpire il regime di Assad ma che restano in vigore – sospese per sei mesi dall’Amministrazione Trump. Sharaa le vuole cancellare definitivamente perché sono una spada di Damocle che pende sul futuro della Siria, alla ricerca disperata di riaprire la propria economia al resto del mondo e di attrarre investimenti esteri. Naemo ci spiega che l’incontro con Mast è avvenuto per caso ma “è stata una riunione altrettanto storica quanto quella con Trump. Era quasi mezzanotte, ero con Sharaa nella hall dell’hotel St. Regis, quando vediamo passare Mast. Lo raggiungo e gli chiedo se vuole sedersi al tavolo per parlare con il presidente siriano. Io ho origini curde e lui è molti attento alle questioni del Kurdistan, ci siamo intesi subito. Mi ha risposto di sì. Credo che sia rimasto sorpreso da Sharaa. Fino a quella sera, a mio avviso, era condizionato dall’avere ascoltato una sola versione della storia. Alla presenza del presidente invece ne ha sentita un’altra e l’ho visto genuinamente coinvolto. Poi ci siamo scattati una foto ricordo che ha fatto il giro dei social”. Secondo Naemo, l’approccio di Mast è stato senza pregiudizi, disposto al dialogo ed è pronto a cambiare idea: “Credo che sia questo il motivo per cui l’America sia davvero un grande paese”, ci dice l’uomo d’affari.
In meno di un anno da quando è arrivato a Damasco liberandola dalla dittatura assadista, Sharaa ha già aperto la Siria al mondo esterno come mai prima d’ora, incontrando decine di leader mondiali. A Washington per lui si è alzata l’asticella. “Ma in questi incontri si è sempre dimostrato a suo agio – rivela Naemo – e se devo descriverlo in poche parole, direi che è calmo, forte, positivo ma soprattutto preparato. Conosceva tutto delle leggi e delle procedure, si vedeva che aveva studiato”. Naemo spiega come ai tavoli diplomatici di Washington si parli il linguaggio della razionalità, ragionando su quali esperimenti di ricostruzione post conflitto dovrebbe ispirarsi la Siria e su quali invece tenersi alla larga. “I modelli positivi sono il Giappone o anche Singapore. Quello negativo, senza dubbio è l’Iraq. L’Amministrazione Trump non vuole commettere a Damasco gli stessi errori commessi a Baghdad”.
Ma cosa ne pensano gli americani di avere un ex qaidista in visita ufficiale alla Casa Bianca, visto che la cancellazione di Sharaa dalla lista dei terroristi globali è arrivata appena tre giorni prima dell’incontro con Trump? “L’America ha bisogno di alleati e questo vale a prescindere da ciò che pensano gli americani. Quella di lunedì è stata una giornata storica. Trump vuole la pace e la stabilità in medio oriente e sa che per averle deve dare una possibilità ai siriani. Il passato di Sharaa lo conosciamo tutti, è un passato difficile, ma bisogna pensare al futuro. Noi apparteniamo a una nuova generazione, siamo nell’èra dell’intelligenza artificiale. Il mondo sta cambiando e vogliamo guardare al futuro, andare oltre la questione israeliana, per esempio. La Siria vuole essere alleata degli Stati Uniti, come lo è Israele”.