Foto Epa, via Ansa
in francia
Nicolas Sarkozy è stato scarcerato. Per l'ex presidente la libertà vigilata
La Corte d’appello ha accolto oggi favorevolmente la richiesta di scarcerazione, in quanto il mantenimento in carcere “non è giustificato
Parigi. Nicolas Sarkozy torna in libertà (vigilata). La Corte d’appello ha accolto oggi favorevolmente la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati dall’ex presidente della Repubblica francese il giorno stesso del suo ingresso alla prigione della Santé, lo scorso 21 ottobre. Per il pubblico ministero, non sussiste “alcun rischio di occultamento di prove, di pressioni, di rischio di collusione” nell’ambito dell’affaire sui presunti finanziamenti libici per il quale è stato condannato a cinque anni con “esecuzione provvisoria” lo scorso 25 settembre, dunque il mantenimento in carcere di Sarkozy “non è giustificato”. La Corte d’appello, tuttavia, ha deciso di sottoporre l’ex presidente francese a uno stretto controllo giudiziario: divieto di lasciare il territorio francese e braccialetto elettronico. I magistrati hanno inoltre imposto a Sarkozy, che uscirà oggi dalla Santé per tornare nel suo domicilio di Villa Montmorency, nel Sedicesimo arrondissement di Parigi, il divieto di incontrare gli altri condannati, gli ex ministri e collaboratori Brice Hortefeux e Claude Guéant, ma anche l’attuale ministro della Giustizia Gérald Darmanin, che gli aveva fatto visita in carcere lo scorso 29 ottobre suscitando un’ondata di indignazione nella magistratura.
L’udienza per la scarcerazione di Sarkozy è iniziata attorno alle 9:30. In aula, in prima fila, erano presenti la moglie, Carla Bruni, abito nero, occhiali scuri e volto teso, e i figli Pierre e Jean. L’ex inquilino dell’Eliseo, accanto al suo avvocato Jean-Michel Darrois, erano collegati in videoconferenza dal carcere della Santé. Al termine dell’udienza, Sarkò ha preso la parola per ribadire la sua innocenza e testimoniare la durezza dell’esperienza carceraria: “So che non è questo il luogo per discutere nel merito il mio caso. Ma non ho mai avuto l’idea o la folle intenzione di chiedere denaro al signor Gheddafi. E non confesserò mai qualcosa che non ho fatto. Ho sempre risposto a tutte le convocazioni della giustizia”, ha detto l’ex presidente della Repubblica, prima di aggiungere: “Non immaginavo che a 70 anni avrei conosciuto la prigione. È una prova imposta. È dura, è molto dura. Lascia il segno in ogni detenuto perché è estenuante. Sono consapevole della gravità dei fatti che mi vengono contestati, ma non saranno tre settimane alla Santé a farmi cambiare atteggiamento. Sono francese, signor presidente, la mia famiglia è in Francia. E rispetterò tutti gli obblighi che mi saranno imposti. Voglio rendere omaggio al personale penitenziario che ha dato prova di eccezionale umanità e ha reso sopportabile questo incubo”.
La procura generale, in mattinata, aveva chiesto di scarcerare Sarkozy precisando che “l’estrema gravità dei fatti e la dimensione della pena” non devono influire nella decisione, che deve essere ispirata “unicamente dai criteri dell’articolo 144 del Codice di procedura penale”. Nell’articolo si enumerano le condizioni che, uniche, giustificano la detenzione provvisoria: il rischio di inquinamento delle prove, i contatti con altri imputati, la fuga o la recidiva. Non sussisteva nessuna di queste condizioni per la Corte d’appello, che si è dunque espressa a favore della scarcerazione di Sarkò dopo venti giorni dietro le sbarre della Santé, l’ultimo istituto penitenziario di Parigi. “Il nostro lavoro adesso consiste nel preparare il processo di appello”, ha detto l’altro avvocato di Sarkozy, Christophe Ingrain. Il processo d’appello sull’affaire dei presunti finanziamenti di Gheddafi è previsto a marzo.