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in america

San Francisco è il vero laboratorio anti Trump 

Marco Bardazzi

Pragmatismo e idee chiare. Il sindaco Daniel Lurie in dieci mesi ha affrontato in modo efficace gli enormi problemi della città: homeless, le case troppo costose, il fentanyl venduto in pieno giorno     

C’è una grande città americana affacciata sull’oceano con un sindaco democratico che può offrire un modello antiTrump al mondo progressista negli Stati Uniti e in Europa. Viene citata spesso con orrore nell’America rurale come esempio della deriva woke del paese, è uno di quei luoghi considerati per anni tra i motivi per cui tanti elettori hanno abbandonato il Partito democratico per scegliere Donald Trump. Eppure ora può diventare il laboratorio in cui far nascere una proposta da esportare su scala nazionale, nonostante il sindaco sia un neofita della politica, un volto nuovo al suo primo incarico pubblico. 

 

No, non è New York e il sindaco non è Zohran Mamdani, il giovane socialista diventato un fenomeno planetario che sta ispirando e facendo discutere tutto il mondo della sinistra, anche in Italia. La città da riscoprire e di cui studiare il modello è San Francisco, che dopo i primi dieci mesi di lavoro del nuovo sindaco Daniel Lurie mostra i segni di una profonda trasformazione. In un momento in cui i riflettori sono puntati sull’ascesa del trentaquattrenne che proverà a trasformare Manhattan e dintorni, il vero pericolo per Trump e il mondo Maga sembra emergere dall’altra parte dell’America. In quella California a lungo considerata un mondo a parte, scollegato dalla realtà della maggioranza degli americani e che oggi è invece per i democratici un laboratorio forse più interessante e pragmatico di quello messo in piedi intorno alla figura di Mamdani.

 

Il governatore Gavin Newsom, a sua volta un ex sindaco di San Francisco, ha appena vinto il referendum che gli permetterà di ridisegnare la mappa del voto per la Camera, battendo i repubblicani al loro stesso gioco sporco del gerrymandering, la pratica di spostare a tavolino i confini per aggiungere elettori amici nei distretti elettorali controllati dagli avversari. Una mossa che tra un anno potrebbe costare al partito del presidente cinque seggi e con essi il controllo della Camera alle elezioni di midterm. Newsom sta diventando un maestro nell’arte di rispondere al mondo Maga con le stesse armi, posizionandosi come il possibile antiTrump dei prossimi anni.

 

Ma la vera sorpresa californiana è quello che sta accadendo a San Francisco, la città di Kamala Harris e Nancy Pelosi, che da molti anni offre ai repubblicani la possibilità di esibirla come prova che “quelli là, i democratici” sono pericolosi estremisti e non sanno governare. Lo stesso copione che adesso Trump vuole usare per Mamdani e New York, ma che comincia a essere difficile da ripetere per la città del Golden Gate. Perché per la prima volta da un decennio sembrano affrontati in modo efficace gli enormi problemi che ha per gli homeless, le case troppo costose, il fentanyl venduto in pieno giorno nelle strade del Tenderloin, il quartiere malato nel cuore della città.

 

Lurie, 48 anni, non è un politico di professione ma un imprenditore, uno degli eredi della dinastia Levi’s: è il figlio adottivo del miliardario Peter Haas, che da bisnipote di Levi Strauss e capoazienda dell’impero dei jeans è stato per mezzo secolo tra gli uomini più potenti di San Francisco. Lurie ha investito di tasca propria nove milioni di dollari per costruire una campagna elettorale per i democratici, promettendo di cambiare il volto della città e un anno fa ha spiazzato l’establishment del partito, un po’ come Mamdani ha appena fatto a New York. Alla sua prima esperienza politica, l’imprenditore ha sbaragliato la prima sindaca nera di San Francisco, London Breed, e ha preso il controllo di City Hall e del partito con l’appoggio anche del mondo tech, che minaccia di lasciare la Silicon Valley se la città che ne è il centro nevralgico, culturale, finanziario e residenziale non cambia passo.

 

Dieci mesi dopo i risultati si cominciano a vedere. Con il progetto “Breaking the cycle”, Lurie sta cercando di rompere il circolo vizioso della droga che le precedenti amministrazioni ultratolleranti alimentavano affidandosi solo alla distribuzione di siringhe, pipette per il crack e smoking kits per drogarsi “in sicurezza”. La distribuzione legalizzata è stata interrotta ed è partito invece un progetto centrato su una vasta gamma di offerte per disintossicarsi, che si aggiunge alla campagna per la creazione di centri di accoglienza e posti letto per gli homeless. Nel Tenderloin è stato creato un centro aperto 24 ore su 24 per “stabilizzare” chi è in difficoltà e aiutarlo a trovare alternative alla vita in strada. Il Board of Supervisors, l’equivalente locale di un consiglio comunale, ha dato a Lurie poteri senza precedenti per abbattere una serie di ostacoli burocratici e il sindaco ora procede a passo di carica, vincendo le resistenze di tutto l’ecosistema delle ong che da anni si muovono tra le tendopoli e il degrado della città e non apprezzano la svolta.

 

Lurie tira dritto, con pragmatismo e toni pacati ma fermi. Mentre ripulisce le strade, crea eventi culturali e riporta il turismo in città, sta facendo anche aumentare gli organici della polizia: è la prima volta da un decennio ed è l’opposto di quello che vuol fare Mamdani. In un anno i crimini violenti sono calati del 22 per cento e il dato è tornato utile a Lurie quando Trump ha minacciato di mandare la guardia nazionale nelle strade di San Francisco come ha fatto a Chicago. E’ in quell’occasione che si è visto il pragmatismo di Lurie, che ha lasciato a Newsom il compito di sfidare pubblicamente Trump. Lui invece si è attaccato al telefono e ha chiamato prima l’ex venture capitalist della Silicon Valley J. D. Vance, poi i ceo di OpenAi e Anthropic, i colossi dell’intelligenza artificiale che hanno la sede nel centro di San Francisco, il numero uno di Nvidia, Jensen Huang, e due pezzi da novanta locali come Marc Benioff e Ron Conway. A tutti ha chiesto di chiamare la Casa Bianca e spiegare che è una pessima idea creare una crisi a San Francisco in un momento in cui la culla del mondo tech planetario sta cercando di rilanciarsi mentre guida la rivoluzione globale dell’Ai. Per ora ha funzionato. Anche grazie a Mamdani, che sta facendo distrarre Trump attirando la sua attenzione su New York. 

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