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l'udienza
La Corte suprema non è per niente convinta che i dazi di Trump siano costituzionali
Esaminata la legalità dei dazi “reciproci” imposti dal presidente americano sulla maggior parte dei paesi del mondo. Una larga maggioranza di giudici non è sembrata convinta dalle posizioni dell'esecutivo: il potere di tassazione è di esclusiva competenza legislativa
Milano. Nel parlare dell’importanza del caso che si trova in questo momento di fronte alla Corte suprema, che esamina la legalità dei dazi “reciproci” imposti dall’Amministrazione Trump sulla maggior parte dei paesi del mondo, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che si tratta di “una questione di vita o di morte”. Il capo della Casa Bianca avrebbe anche voluto presentarsi di persona tra il pubblico nell’udienza che si è svolta mercoledì, ma alla fine ha preferito mandare il segretario al Commercio Howard Lutnick e quello del Tesoro, Scott Bessent. Dopo aver ascoltato le domande che i nove giudici, in maggioranza conservatori (tre nominati al ruolo dallo stesso Trump), hanno posto al viceprocuratore generale Dean John Sauer, che difendeva la Casa Bianca, il professore della Georgetown Steve Vladeck ha commentato alla Cnn di ritenere che il presidente abbia non più del 20 per cento di possibilità di ottenere l’assenso dei giudici alla costituzionalità delle sue mosse. Secondo la Costituzione americana, infatti, la facoltà di tassazione è attribuita esclusivamente al Congresso.
Trump, però, ha affermato di avere il potere di imporre dazi secondo una legge del 1977, l’International Emergency Economic Powers Act (Ieea), che dà al presidente la facoltà di regolare il commercio internazionale dopo aver dichiarato un’emergenza nazionale: un provvedimento utilizzato per imporre embarghi e sanzioni, in ultimo quelle che Biden ha imposto alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, ma mai per i dazi. Secondo Trump, lo squilibrio nella bilancia commerciale americana era un’emergenza nazionale, e per questo ha avocato la possibilità di imporre dazi per riequilibrarla. Ma è stato citato in giudizio in due casi differenti, sia da una dozzina di stati sia da alcune piccole imprese, e ora la Corte suprema dovrà decidere sulla costituzionalità di queste mosse. In un articolo sull’Atlantic, Idrees Kahloon ha scritto che una decisione a favore di Trump della Corte suprema entrerebbe in contrasto con la cosiddetta dottrina delle “Grandi questioni”, l’idea per cui decisioni di grande importanza economica e politica dovrebbero essere sempre autorizzate dal Congresso.
I giudici avevano utilizzato questa interpretazione per stralciare la cancellazione dei debiti studenteschi imposta dall’Amministrazione Biden, e anche nell’udienza sui dazi, il giudice capo della Corte, John Roberts, ha riaffermato questo principio di fronte a Sauer. L’udienza è durata circa tre ore, ed è sembrato che una larga maggioranza dei giudici non sia stata convinta dall’esecutivo. Oltre alle tre giudici progressiste, note oppositrici delle politiche sui dazi, anche la maggioranza dei conservatori sembrerebbe aver sposato questa linea. Neil Gorsuch, nominato dallo stesso Trump, ha citato espressamente la separazione dei poteri, rimarcato che il potere di tassazione è di esclusiva competenza legislativa e ha parlato di un “accrescimento del potere esecutivo rispetto a quello legislativo”.
Non le parole che Trump avrebbe voluto sentire, mentre i suoi avvocati fanno sapere che i dazi non sono tasse, ma mere regolamentazioni commerciali, che solo tangenzialmente generano entrate nelle casse dello stato: una difesa che sembra in contraddizione con i post sui social dello stesso Trump, che ha sempre scritto in termini entusiastici del gettito che i dazi generavano per le casse del governo federale. Oltre a Gorsuch e Roberts, anche Amy Coney Barrett, altra giudice nominata da Trump e poco amata dai conservatori per aver già votato contro il presidente in un caso riguardante l’immigrazione, è sembrata poco incline ad approvare le mosse dell’esecutivo, e ha sostenuto che la legge del 1977 non citi espressamente la possibilità di imporre dazi, oltre al fatto che nessun presidente prima di lui l’ha mai utilizzata a questo scopo.
Dopo l’udienza, Vladeck ha scritto sul sito della Cnn che, in base al modo in cui i giudici hanno posto le domande a Sauer e alle loro affermazioni, sembra ci si possa avviare verso un rigetto delle posizioni trumpiane per 6 voti a 3. Sarebbe una grande sconfitta, anche perché arriverebbe da alcuni degli stessi giudici nominati dal presidente a svolgere il ruolo, e pone il rischio di miliardi di dollari di rimborsi statali verso le aziende colpite dai dazi. La Corte suprema ha tempi lunghi, e una decisione definitiva non sembra attesa prima dell’anno prossimo: nel frattempo, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che “si sta già preparando un piano B”.