(foto Ap)

la tensione con mosca

I sorvoli russi sono continui, ma la risposta europea è sempre piena di cautele rischiose

David Carretta

Dopo i casi in Danimarca a settembre, anche in Belgio nelle ultime settimane si sono registrati sorvoli di droni di grandi dimensione su base quasi quotidiana. Le contromisure per ora sono palliativi. Eppure accettare che questi sconfinamenti diventino la normalità potrebbe essere un segnale di deterrenza molto debole per i paesi Ue

Bruxelles. Dopo la Danimarca a settembre, nelle ultime settimane il Belgio è diventato il secondo paese dell’Unione europea a essere oggetto di sorvoli di droni di grandi dimensioni quasi quotidiani. Gli aeroporti di Bruxelles, Liegi, Ostenda e Deurne sono stati costretti a chiudere con cancellazioni di voli e disagi. Gli avvistamenti sopra le basi militari – comprese quelle più sensibili in cui sono stazionate armi nucleari americane – avvengono quasi ogni notte. Il Consiglio nazionale di sicurezza belga si è riunito ieri per prendere misure d’emergenza. Per il momento sono solo palliativi. Il National Airspace Security Center – un centro che già esiste in versione embrionale – sarà reso operativo dal primo di gennaio. Il suo obiettivo sarà avere un’immagine completa di ciò che accade nei cieli del Belgio. I droni di grandi dimensioni dovranno essere registrati e saranno vietati al di sopra di zone sensibili. E’ stato evocato un piano per aumentare le capacità antidrone dal valore di 50 milioni di euro. La Nato si è detta solidale e ha promesso sostegno dagli alleati. Ma il segretario generale, Mark Rutte, non vuole che il Belgio attivi l’articolo 4 e la sua procedura di consultazioni. Così il problema di fondo rimane: come con la Danimarca e altri paesi europei, il Belgio è  impreparato a una minaccia militare, che sta perturbando la vita civile, condotta da parte di una potenza ostile, che ufficialmente non si può nominare perché non si vogliono lanciare ritorsioni, ma si chiama Russia.

Le operazioni con i droni non sono state attribuite. “Non è opera di dilettanti”, ha detto il ministro della Difesa, Theo Francken: “La situazione con i droni è grave”. Le frasi ufficiali ricordano quelle della premier danese, Mette Frederiksen, quando il suo governo era stato costretto a chiudere ripetutamente gli aeroporti per i sorvoli di grandi droni alla fine di settembre, appena prima di un vertice dell’Ue con Volodymyr Zelensky a Copenaghen. I servizi di intelligence belgi non hanno dubbi su chi ci sia dietro ai sorvoli dei droni: la Russia. Diverse fonti dei servizi di sicurezza lo hanno confermato ai media locali. Il Belgio sarebbe stato preso di mira per il suo ruolo chiave nel prestito da 140 miliardi di euro che l’Ue vuole fornire all’Ucraina. La somma deve essere finanziata con gli attivi sovrani russi immobilizzati nella società Euroclear, che ha sede a Bruxelles. Senza il consenso del Belgio, il prestito non si potrà fare. Come in Danimarca i sorvoli hanno riguardato basi militari strategiche. Non si tratta di singoli velivoli, ma di più droni che sembrano volare in formazione. Come nel caso danese, il sospetto è che i droni siano lanciati dal mare del Nord e controllati da una distanza significativa. Le autorità belghe hanno ipotizzato un’operazione di spionaggio e mappatura. Anche basi militari e siti industriali della difesa in Germania sono stati oggetto di operazioni simili. L’Ue ha promesso un muro antidroni che, secondo gli esperti, non basterà a impedire le incursioni. Accettare che i droni russi diventino la nuova normalità invia un segnale di deterrenza molto debole.

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