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l'ago della bilancia

Chi è Wouter Koolmees, l'informatore da cui dipende la politica olandese

Francesco Gottardi

Il 48enne vicino a Jetten è incaricato di gestire le trattative fra i partiti della potenziale maggioranza per arrivare a formare così un esecutivo. Nei prossimi giorni ascolterà i vari leader di partito, ma le probabilità che questo tentativo vada subito in porto sono basse

L’Aia. E’ la disillusione che segue l’iniziale euforia del risultato elettorale, sempre soggetto nei Paesi Bassi a una lunga fase di consultazioni per la formazione del nuovo governo. E’ trascorsa appena una settimana dal verdetto delle urne, che ha premiato i liberali di Rob Jetten insieme ad altre forze centriste. Eppure, nei dintorni della Tweede Kamer, si percepisce già aria di stallo. Attesa, tatticismi e una figura istituzionale che all’improvviso – e per le prossime settimane – diventa la più importante di tutta l’Olanda: l’informatore. Ovvero colui che è incaricato di gestire le trattative fra i partiti della potenziale maggioranza per arrivare così a un esecutivo. Una sorta di “Mr. Wolf di palazzo”, insomma, con tutte le prudenze del caso: più che risolvere problemi, la politica gli chiede di incasellarli e fare in modo che non stronchino la coalizione sul nascere.

La persona oggi indicata per questo ruolo tanto delicato si chiama Wouter Koolmees. E ogni fumata bianca dipenderà da lui. Come da consuetudine, a scegliere Koolmees è stato lo stesso Jetten, che da leader del partito più votato – seppur soltanto per 28 mila voti rispetto al Pvv di Wilders – aveva la responsabilità di indicare il dirigente dei futuri negoziati. E in questo senso, il 48enne Koolmees rappresenta il classico profilo al di sopra di ogni sospetto: già parlamentare, ex ministro degli Affari sociali durante il terzo governo Rutte, una vita da funzionario pubblico e dal 2022 presidente delle Ferrovie olandesi (incarico temporaneamente abbandonato per diventare informatore). Fa parte anche lui dei Democraten 66, cosa che non guasta ai simpatizzanti di Jetten.

Ma soprattutto – cosa che non guasta a tutti gli altri, capi di partito in testa – dispone di un curriculum già eccezionale in fatto di patti di governo. Anche per quelli in apparenza proibitivi: aveva giocato un ruolo chiave nel 2017, dietro le quinte, quando riuscì a mettere d’accordo D66 e Unione cristiana sbloccando la realizzazione del Rutte III; nel 2021 invece era stato lo scout della fase esplorativa, superando le divergenze reciproche per arrivare al Rutte IV; un anno più tardi ha svolto un compito analogo nel comune di Rotterdam, mettendo insieme una coalizione impensabile (dalla destra anti-immigrazione al multiculturalismo di Denk, punto di riferimento dei musulmani olandesi).

Dicono che affronti le trattative con distensione e ironia, che più di arenarsi sulle diversità cerchi un terreno comune fra le parti. Insomma, se c’è qualcuno in grado di farcela ancora una volta, quello è Koolmees. “Sarà un percorso complicato: un po’ come una terapia di coppia”, l’informatore ha presentato la tabella di marcia. Nei prossimi giorni ascolterà i vari leader di partito, cercando di capire le loro istanze. Poi, già l’11 novembre, dovrebbe presentare una prima relazione alla Tweede Kamer sui contenuti di quei colloqui. Due giorni dopo saranno invece i deputati a valutare le possibili soluzioni. Ma le probabilità che questo tentativo vada subito in porto sono francamente bassissime, e lo sanno anche i diretti interessati. In caso contrario, si andrà avanti a oltranza fino a quando non subentrerà un fattore in grado di sparigliare le carte. Lo stallo numerico infatti è ancora più complesso del previsto. Perché D66, Appello cristiano-democratico e JA21 hanno perso un seggio ciascuno al fotofinish. Il che significa, per l’ipotetico quadrumvirato di centrodestra con a bordo anche il Vvd, arrivare a quota 75 seggi: esattamente il 50 per cento del totale, uno in meno di una maggioranza in ogni caso fragile.

Senza contare che rispetto agli altri tre partiti, JA21 ha delle posizioni estremiste difficilmente conciliabili su molte tematiche centrali – dai diritti civili all’euroscetticismo. Anche per questo Jetten ha fatto sapere che preferirebbe di gran lunga formare un esecutivo di larghe intese insieme al blocco socialdemocratico: scambiando JA21 con PvdA-GroenLinks all’interno della coalizione, si risolverebbe senz’altro l’ostacolo aritmetico (la “quarta gamba” passerebbe dai 9 ai 20 seggi). Ma resterebbero, allo spettro opposto, profonde differenze ideologiche: Dilan Yesilgoz, leader conservatrice del Vvd, ripete allo sfinimento che “con la sinistra mai e poi mai” – e dopo le dimissioni di Frans Timmermans, anche gli stessi progressisti sembrano fare un passo indietro sulla loro disponibilità a governare. Al momento altre soluzioni non s’intravedono. Eppure Jetten resta ottimista: l’importante è che le trovi Koolmees. L’ha già fatto per impasse ben peggiori.

 

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