"Turn Up the Volume"

New York ha vent'anni: dentro la rivoluzione di Zohran Mamdani

Luciana Grosso

Così il nuovo idolo della sinistra americana ha vinto la prima battaglia. Il Watch Party di Astoria è gremito di giovani. Ma il problema, come sempre, è capire cosa ci sarà oltre il déhor

New York. Il problema con Zohran Mamdani è che è troppo veloce, e acciuffarlo è impossibile. In un anno ha fatto fare alla sua carriera un salto che richiede decenni di gavetta: da misconosciuto deputato locale a sindaco. In una sera, nel tempo di un discorso, si è preso il partito democratico, facendo sembrare, all’improvviso, polveroso, inadeguato e anacronistico tutto l’apparato del partito.

In una sera, nel tempo di una frase sola, ha fatto quello che nessuno era riuscito a fare e ha cambiato la postura del partito democratico nei confronti di Trump: non più “Signor Presidente per favore non distrugga la nostra repubblica”, ma “Turn Up the Volume”, fatti sotto.

Infine, in quattro mesi Zohran Mamdani è riuscito a fare quello che a nessuno riesce di fare da anni: portare i ragazzi, i giovanissimi, a votare, a fare politica, a impegnarsi.

“Ho già votato alle presidenziali, ma era diverso”, ci dice nel lungo viaggio tra Manhattan e Astoria una ragazza che sta andando al Watch Party organizzato in un grande pub. “Ho votato per Kamala Harris ma solo perché non era Trump. E io voterei chiunque tranne Trump. Ma non avevo idea di chi fosse e non saprei dire niente che la riguarda. Con Zohran è diverso”. Perché? “Perché Zohran ci ha detto con chiarezza quello che vuole e chi è”.

Così Zohran – solo nome – è la star del Watch Party di Astoria, dove più di duemila persone si sono radunate nel grandissimo déhor di un pub per aspettare il risultato delle elezioni tutti insieme. E lo stesso è stato fatto in altre decine di locali e punti della città. E tutto per non essere soli quando la CNN avesse rivelato i risultati delle elezioni. In ogni caso, qualunque fosse il risultato, ci sarebbe stato da abbracciarsi o da piangere. Entrambe cose che più si è, meglio è. Così, già due ore prima della proclamazione dei risultati, il déhor si è riempito di persone. Verrebbe da dire di ogni tipo, ma non sarebbe del tutto vero, perché non erano persone. Erano giovani.

I giovani sono da decenni l’araba fenice di chiunque faccia politica. E il successo riscosso da Mamdani con loro è notevole. I volontari, i simpatizzanti, gli organizzatori della campagna non superano la trentina. E alla domanda “Perché hai passato questi mesi a fare campagna?”, le risposte, più che cambiare, si declinano: “Perché voglio fermare Trump”. “Perché Cuomo non mi rappresenta”. “Perché ho paura”. “Perché voglio un cambiamento”. E soprattutto vanno tutte nella stessa direzione, quella in cui il punto con Mamdani non è tanto il programma (alimentari a prezzi calmierati, autobus gratuiti), quanto la visione. Nessuno tra quelli che erano presenti lì ha detto di aver votato Mamdani per gli autobus gratuiti o per gli affitti calmierati. Sì, magari c’è anche quello. Ma più di tutto, e soprattutto, i ragazzi che hanno votato per Mamdani e che ora lo aspettano al watch party, lo hanno fatto per scardinare una politica che si è rotta da anni. Una politica che, da dieci anni a questa parte, ha prodotto due presidenze Trump e una di un ottuagenario.

“Il punto non è l’età. Io e Zohran abbiamo la stessa età” ci dice un ragazzo con l’aspetto di un vichingo. “E in fondo nemmeno l’esperienza. Perché se vuoi fare il sindaco la cosa importante è quello che farai, non quello che hai fatto”. E allora qual è il punto? “Zohran mi dà l’idea che gli importi. Zohran mi dà l’idea di essere uno che, se non fosse in televisione adesso, sarebbe qui con me a bere birra”.

Certo, il lavoro da fare da adesso in poi sarà lungo, complicato, delicato. E bisognerà decidere da dove cominciare. Carlos, uno dei volontari più attivi della campagna, scoppiato in un pianto a dirotto alla proclamazione del vincitore, ci racconta da dove comincerebbe lui: “Dal Partito Democratico. In questo momento Trump è fortissimo, e noi debolissimi”. E da dove si comincia con il Partito Democratico? “Si ricomincia mettendo insieme i pezzi”, ci dice. Laddove per pezzi Carlos intende i brandelli di partito degli ultimi tempi. “Il partito è lacerato da anni. Non possiamo andare avanti così. E per questo non vogliamo una conta interna. Ma un posto al tavolo. E siccome non ce l’hanno mai data, ce la siamo presa”.

E gli autobus gratuiti? “Se ci fossero sarei felice. Ma non l’ho votato per quello”. Ah no? E per cosa? “Perché spero che cambi le cose. Che dimostri che si può essere sindaci anche senza essere degli stronzi. Per questo l’ho votato. Perché penso che il mio paese si meriti di meglio, e perché io merito un politico di cui avere voglia di fidarmi. Questo è il punto: Zohran ci ha dimostrato che il futuro è possibile. Nessuno di noi lo ha votato per i prezzi degli autobus o degli affitti. Ma perché vogliamo una politica nuova. E non solo la vogliamo, ma ne abbiamo anche bisogno".

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