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Il Texas, l'AI e la lezione per l'Ue. L'innovazione matura dove la burocrazia è snella e l'energia costa meno

Redazione

Con un accordo miliardario con l’australiana Iren, Microsoft si assicura capacità di calcolo basata su chip Nvidia prima ancora che vengano installati. Un modello da pipeline energetica più che da fornitura tech, che lascia l’Europa a corto di alternative concrete

Secondo Bloomberg, Microsoft avrebbe firmato un contratto da 9,7 miliardi di dollari con Iren, una società australiana che gestisce grandi data center nel Lone Star State. L’obiettivo dell’azienda fondata da Bill Gates è quello assicurarsi già in anticipo la capacità di calcolo per l’AI grazie alle infrastrutture Nvidia presenti o in fase di installazione nei campus di Iren. La società taiwanese controlla oltre il 90 per cento del mercato degli acceleratori di fascia alta. I chip sono pochi, e la domanda è  altissima. Così Microsoft – come altri colossi – paga in anticipo circa il 20 per cento del contratto: una caparra per garantirsi accesso prioritario alle risorse future. Non compra i server o le unità Gpu, ma ne “prenota” la potenza di calcolo. È un modello più vicino a un accordo energetico che a una fornitura tecnologica, una pipeline di Gpu invece che di gas. Il risultato è quindi un mercato ancora più chiuso: chi dispone di capitali miliardari si riserva il posto e la potenza di computing, mentre gli altri restano fuori, o nella migliore delle ipotesi in attesa. La notizia offre uno spunto – forse l’ennesimo – per l’Ue.

 

Il Texas è diventato un epicentro dell’AI non per la concentrazione di università, grandi imprese o startup, ma per ragioni pratiche: energia a basso costo, permessi rapidi, burocrazia leggera, spazi disponibili. L’Europa osserva e parla di sovranità digitale o autonomia strategica, ma resta fortemente legata alle infrastrutture controllate da operatori statunitensi, anche quando i data center sono in suolo europeo. Gli investimenti ci sono (Chips Act), ma finora non hanno prodotto campioni di scala paragonabile ai giganti americani e i progetti Made in Ue poggiano spesso su tecnologia statunitense: in Francia, per esempio, il progetto Bleu (Orange–Capgemini) è basato su Azure di Microsoft. Il nodo della potenza di calcolo è a monte: energia, burocrazia e regolamentazioni, scalabilità industriale. L’Ue ha i talenti per giocare la sua parte, ma l’innovazione avviene solo dove esistono le condizioni materiali necessarie. Il resto, poi,  verrà  da solo. 

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