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editoriali

Per farmare la violenza delle forze paramilitari in Darfur bisogna far pressione sugli Emirati

Bambini uccisi, donne violentate, città distrutte: da due anni e mezzo il Sudan precipita nel silenzio del mondo. Mentre l’Occidente condanna ma resta immobile, gli sponsor arabi continuano a finanziare i carnefici

   

La violenza delle forze paramilitari sudanesi, le Rsf, ha superato la soglia dell’indifferenza della comunità internazionale e dopo che le pozze di sangue si sono viste dal cielo assieme ai cadaveri ammonticchiati, la fame, i video crudeli che le stesse Rsf mettono online per mostrare la pulizia etnica che stanno facendo nel Darfur, i 450 e più pazienti dell’ospedale pediatrico uccisi, si è acceso un piccolo riflettore su quel che accade da due anni e mezzo in Sudan. Le testimonianze della ferocia delle forze eredi dei janjaweed  sono atroci, a El Fashar, l’ultima e ambita città caduta dopo 18 mesi di assedio, la milizia ha ucciso sistematicamente tutti i bambini che avevano più di dieci anni (a volte anche più piccoli) e ha ammassato bambine, ragazze e donne per stuprarle e cancellare per sempre la loro etnia. La crisi umanitaria è enorme, ma gli aiuti scarseggiano, complice la politica disumana dell’Amministrazione Trump che con il taglio al più grande progetto di assistenza del mondo, l’UsAid, ha condannato centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo.

 

Ma l’azione politica latita mentre il coinvolgimento c’è, come quello del Regno Unito che vende armi agli Emirati Arabi Uniti. Alcuni paesi, come il Sudafrica, condannano le violenze in Darfur ma senza attribuirne la responsabilità. L’ambasciatore all’Onu degli Emirati i, principali sponsor delle Rsf, due giorni fa ha cercato di addossare le colpe della guerra all’esercito regolare (che certo non è senza peccato), senza mai citare le azioni genocidarie delle Rsf che pure finanzia.

 

C’è stato un voto di condanna del Consiglio di sicurezza, c’è un attivismo meritorio di senatori bipartisan americani, con la Stand Up for Sudan Act che vuole bloccare le vendite  agli Emirati se non fermano la fornitura di armi alle Rsf. Ma per convincere gli Emirati a fermarsi ci vuole una pressione diplomatica che né l’Amministrazione Biden né l’Amministrazione Trump hanno mai esercitato, e sì che nel 2019, quando  questa pressione ci fu riguardo al coinvolgimento emiratino nello Yemen, funzionò.