Più colte e meno furbe

Le democrazie non producono la dose sufficiente di manipolazione per prevalere sulle autocrazie

Giuliano Ferrara

Mentre Putin e Xi decidono senza ostacoli, Trump gioca al dittatore ma inciampa nella Costituzione. Le democrazie sembrano troppo lente per il nuovo ordine mondiale

Si capisce che Trump vorrebbe essere come Putin, come Xi o Mr. Ping. Il più grande manipolatore populista, a capo della più grande democrazia e più potente del vecchio mondo, viene regolarmente manipolato da due comunisti con i baffi, che alle loro spalle non hanno la noia dei parlamenti e dei partiti ma solo mercati e apparati, e che pensano di avere per sé anche il futuro della nuova civilizzazione autocratica. A ciascuno la propria dimensione, ma entro quella nessun movimento Maga potrà mai eguagliare il Kgb o la Commissione militare centrale del Partito comunista cinese, due Ivy League della manipolazione politica di amici e nemici. Trump ne ha fatto esperienza viva in Alaska, dove è stato giocato, played, dal bombardiere temporeggiatore che promette pace e affari, per la pace si vedrà al momento per lui più opportuno, il problema è mettere Zaluzhny al posto di Zelensky, per gli affari si potrebbe procedere da subito oltre la danza ineffettuale delle sanzioni. E a Busan, dove Xi ha stretto i suoi occhietti semichiusi ancora di più e ha sopra tutto contrattato, come fosse un patto col clown, una tregua commerciale di proprio gradimento, semi di soia elettorali contro export di terre rare, salvo mantenere il monopolio produttivo che lo avvantaggia all’estremo, ovviamente fondato sul furto di tecnologie e abilità varie occidentali.

   

L’Europa e l’America, finché avranno i loro casini, i loro partiti e parlamenti, i mandati, le legislature, i pesi e contrappesi, possono stare sulla scena, certo, anche in virtù dell’eredità imperiale e coloniale e dei loro mercati interni e di alcuni loro primati, ma con il freno a mano tirato. Trump di quel freno si vorrebbe liberare, e procede con una certa speditezza ma contenuto dai residui di cultura costituzionale dei resti della classe dirigente che travolse. Biden sembrava l’uomo giusto per la coalizione neoatlantica, ma la coalizione era plurale, divisa, incerta, spesso timorosa, gravata dal senso di fallimento imminente dovuto anche all’età del suo leader. Biden comunque c’era, la coalizione meno. Trump ora ha le mani abbastanza libere, come dimostrò con la profetica rivoluzione del Liberation day, i dazi, come dimostra con una simulazione di autocrazia nella gestione militare dell’ordine pubblico e del contrasto al crimine interno e internazionale, ma non abbastanza per giocarsela efficacemente con i molossi eurasiatici. Il problema del nuovo ordine mondiale è sempre più questo.

 

Le democrazie non producono la dose sufficiente di manipolazione e propaganda per prevalere sulle autocrazie, più attente e smagate in questo settore decisivo nel cyber e nell’industria pesante. Quando poi sono democrazie di mercanti, sovranazionali e in piena crisi identitaria, come nella nostra parte d’Europa, la questione diviene addirittura inestricabile. Siamo per tradizione più intelligenti, e colti, ma non più furbi, non più potenti della coalizione di apparati e mercati che ci tocca di fronteggiare a est, dove Putin sta finendo il suo lavoro, cioè fare più o meno quello che vuole, dalla Georgia alla Crimea al Donbas e oltre. Gli occhi di Mr. Ping e la maschera di Putin hanno qualcosa di non vagamente minaccioso, qualcosa di precisamente inquietante. A loro manca la lacca, con il ciuffo, manca il wit, l’esprit de finesse, la bonaria barbarie del caos organizzato, ma non la geometria del decisionismo politico. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.