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la decisione

Ora per il duca di York manca solo l'esilio. E i tabloid come social: scatenati

Alberto Mattioli

Avviato un processo formale da Re Carlo per rimuovere titoli e onori del principe Andrea. A pesare è il caso Eipstein nel quale l'ormai ex principe è dentro fino al collo

Il comunicato di Buckingham Palace è così gelido che sembra arrivare dal freezer: “Sua Maestà ha avviato un processo formale per rimuovere i titoli e gli onori del principe Andrea. Gli è stato notificato formalmente di restituire la proprietà”, cioè il Royal Lodge di Windsor, trenta camere da letto, per il quale il duca di York peraltro non ha mai pagato l’affitto. L’ultima frase arriva addirittura dalla Siberia: “Le Loro Maestà desiderano chiarire che i loro pensieri e la massima solidarietà sono stati e continueranno a essere rivolti alle vittime e ai sopravvissuti di qualsiasi forma di abuso”. Cioè a quelle dell’affaire Epstein, nel quale Andrea è dentro fino al collo, anzi decisamente più giù, riesplose dopo la pubblicazione del libro postumo di Virginia Giuffrè, suicida il 26 aprile scorso.

La presunzione di innocenza vale per tutti, per carità, ma in questo caso l’innocenza sembra davvero una presunzione eccessiva, perché nel ’21 Giuffrè ritirò una denuncia per violenza sessuale dopo il versamento da parte del duca di dodici milioni di sterline. Già l’anno successivo, mamma Elisabetta II aveva tolto al suo terzogenito il titolo di Altezza reale; adesso il fratello Carlo III gli revoca pure quello di principe. Le pecore nere ci sono in ogni famiglia, comprese quelle reali. Secondo il duca di Wellington, i molti figli quasi tutti decerebrati di Giorgio III avevano “insultato, personalmente insultato tutti i gentleman del regno”. Il duca di Clarence, primogenito di Edoardo VII ancora principe di Galles, era un noto frequentatore di bordelli per omosessuali e fu sospettato, pare però a torto, di essere Jack lo squartatore.

E, quanto a efferatezze & sfrenatezze delle dinastie precedenti, basta leggere lo zio Will per rendersi conto che i Plantageneti e successori non si facevano mancare nulla. “Randy Andy”, Andrea il mandrillo, poteva anche sembrare soltanto un principe un po’ vivace, coccolato (per quanto possa essere coccolosa una mamma british, e per di più Regina) da Elisabetta di cui era il figlio preferito. Coraggioso, come quando si imbarcò sulla flotta spedita dalla Thatcher a recuperare le Falkland, e non è che i missili Exocet argentini fossero programmati per risparmiare il sangue blu, ma così sessualmente vispo da essere soprannominato “duca di Pork”. E che meraviglia le vicende dei dieci anni di matrimonio con Sarah Ferguson, assai vispa pure lei, concretizzatisi in due figlie, un divorzio acrimonioso e, adesso, un’affettuosa amicizia (quando tutto ti crolla addosso, non restano che le ex mogli, specie se c’è una bella intesa sessuale quando si sta insieme e una cordiale tolleranza quando si è lontani…).

Ma il porcaio dello scandalo Epstein, le accuse di pedofilia, i suicidi, gli stupri sono un boccone troppo grosso da mandare giù perfino per una pubblica opinione che resta compattamente monarchica, nonostante lo strillo sull’ultimo New Statesman: “No more Kings”. Sotto i Tudor, sarebbe stato subito “no more testa” per il titolista. Addio “never explain, never complain”, fortunata regola di condotta di casa Windsor. In epoche di social e all news, non si può più troncare e sopire. Bisogna, se non spiegare e lamentarsi, almeno agire. Da qui lo sfratto al madrillone che, raccontano i tabloid scatenati, traslocherà nella tenuta di Sandringham, malgradito fardello del fratello Re, con l’obiettivo di farsi dimenticare. In effetti, uno degli inconvenienti della monarchia sono i parenti del sovrano. Una volta, il cugino Gerolamo detto Plon-Plon (genero di Vittorio Emanuele II, per inciso), accusò Napoleone III di non avere ereditato nulla del genio dello zio, il Napoleone vero. E lui: “Ahimè, sì. Ho la sua famiglia”.

 

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