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Editoriali

La maxi operazione a Rio de Janeiro è la guerra ai narcos che piace a Trump

Redazione

Nella città brasiliana è andato in scena un blitz contro i cartelli guidati dal Comando Vermelho. Mobilitati oltre 2.500 poliziotti, i narcotrafficanti hanno risposto con granate e abbattendo elicotteri. Decine i morti.

Per ora sono 64 le vittime del blitz a Rio de Janeiro, lanciato contro i narcos del Comando Vermelho delle favelas Complexo do Alemão e Penha, nella zona nord della città. Il numero però potrebbe aumentare fino a oltre 120 persone. L’operazione è stata ordinata dal governatore Cláudio Castro, del partito di Bolsonaro. Ex gruppo guerrigliero di estrema sinistra degenerato in organizzazione criminale pura, il Comando Vermelho, assieme al Primeiro Comando da Capital nato nelle carceri di San Paolo, ha un ruolo essenziale nella rotta della cocaina da Perù e Bolivia verso l’Europa, dove è gestita oggi soprattutto dalla ’ndrangheta e dalle mafie albanesi.

L'operazione è la più sanguinosa nella storia di Rio de Janeiro, e ha già superato le 28 vittime del massacro di Jacarezinho del 2021. Ieri sono stati mobilitati oltre 2.500 poliziotti (in quattro sono rimasti uccisi) e l’operazione è avvenuta in un’area dove vivono 280.000 persone. I narcos hanno risposto lanciando granate da droni, sparando con fucili ad alta potenza in grado di abbattere elicotteri e bloccando le strade con barricate fatte di autobus dirottati. La città è rimasta paralizzata in un modo che a molti testimoni ha ricordato il lockdown per il Covid. L’accesso all’aeroporto Galeão è stato bloccato, diverse università hanno cancellato le lezioni, centinaia di persone sono state costrette a tornare a casa a piedi.

Circa 80 narcos sono stati arrestati, ma molti di più sono stati visti dagli elicotteri della polizia fuggire e nascondersi nella fitta vegetazione che circonda le favelas,  con uniformi mimetiche e  armi come i kalashnikov. Diverse decine di corpi sono state trasportate dai civili fino a piazza São Lucas, dopo essere state ritrovate in una zona boscosa. Secondo la testimonianza di un avvocato, molti presentavano “ferite da arma da fuoco alla nuca, ferite da taglio alla schiena e lesioni alle gambe”. Uno di loro era stato decapitato. Anche dei minorenni hanno partecipato al recupero: il quotidiano Folha de São Paulo ha riportato persino la presenza di un bambino di nove anni.

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