Lapresse
Il “colpo del secolo”
I due sospettati per il furto al Louvre ammettono parzialmente le colpe. Ma i gioielli non si trovano
Entrambi hanno “parzialmente” ammesso la loro partecipazione ai fatti davanti agli investigatori e “sono attualmente davanti ai magistrati” in vista della loro incriminazione per furto in banda organizzata, ha spiegato la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau
Parigi. I due sospettati fermati sabato per il furto del Louvre hanno parzialmente riconosciuto i fatti, ma gli otto gioielli della Corona di Francia trafugati lo scorso 19 ottobre dalla galleria di Apollo del museo parigino sono ancora introvabili. Durante una conferenza stampa tenutasi oggi alle 17 al tribunale giudiziario, la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, ha dato nuovi aggiornamenti sul “colpo del secolo” messo a segno da una banda di quattro individui. I due uomini fermati sabato scorso dalla brigata di repressione del banditismo (Brb), col supporto dell’Ufficio centrale per la lotta contro il traffico di beni culturali (Obcb), sono quelli che travestendosi da operai “sono entrati nella galleria di Apollo per rubare i gioielli”, ha dichiarato la procuratrice.
Entrambi hanno “parzialmente” ammesso la loro partecipazione ai fatti davanti agli investigatori e “sono attualmente davanti ai magistrati” in vista della loro incriminazione per furto in banda organizzata, che prevede una pena di 15 anni di reclusione, e associazione a delinquere, che prevede una pena di 10 anni di reclusione.
Il primo, 34 anni e di nazionalità algerina, vive ad Aubervilliers, nella Seine-Saint-Denis, uno dei dipartimenti più poveri di Francia, situato a nord di Parigi. È stato arrestato sabato all’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle mentre stava per salire su un volo Air Algérie per l’Algeria con “un biglietto di sola andata”, ha dichiarato la procuratrice di Parigi. Il 34enne, già noto alle forze dell’ordine per reati stradali e condannato per furto, “è stato rintracciato grazie alle tracce di DNA ritrovate su uno degli scooter utilizzati dalla banda di malviventi”.
Agli inquirenti, ha detto di aver lavorato come fattorino. Anche il secondo sospetto, 39 anni, risiede a Aubervilliers, dove è nato. “Dichiara di esercitare clandestinamente l’attività di tassista, ma anche lui aveva esercitato la professione di fattorino. L’uomo è già noto per furti aggravati commessi nel 2008 e nel 2014 ed è inoltre sotto controllo giudiziario in un altro caso di furto aggravato che sarà giudicato a novembre dal tribunale penale di Bobigny. Il suo Dna è stato trovato su una delle vetrine rotte (del Louvre, nd) e su oggetti abbandonati durante la fuga”, ha precisato la procuratrice di Parigi. Il 39enne, ha aggiunto Laure Beccuau, è stato arrestato sabato alle 20.40 vicino al suo domicilio, e contrariamente a quanto emerso in alcuni articoli, secondo i quali stava pianificando una fuga in Mali, “nulla permette di affermare che fosse in partenza per l’estero”.
Sui gioielli, il cui valore è stimato in 88 milioni di euro, nessuna novità. “Non sono ancora in nostro possesso. Voglio mantenere viva la speranza che vengano ritrovati e possano essere restituiti al museo del Louvre e, più in generale, alla nazione. Otto gioielli della corona di Francia sono stati rubati in pochi minuti e il bottino di questo furto rocambolesco, che ha fatto il giro del mondo, è stimato in 88 milioni di euro”, ha affermato la procuratrice. “Questi gioielli sono ovviamente invendibili”, ha sottolineato, ricordando che “chiunque li acquistasse si renderebbe a sua volta colpevole di ricettazione” e che “c’è ancora tempo per restituirli”.
La corona dell’imperatrice Eugenia, che era stata abbandonata dai banditi durante la loro fuga, richiederà una delicatissima operazione di restauro prima di tornare al suo splendore. “La direttrice del Louvre (Laurence des Cars, ndr) ha spiegato quanto sarà delicato restaurarla”, ha detto la procuratrice. I due complici dei due fermati sono ancora in fuga ma la procuratrice non esclude la possibilità di un gruppo più ampio di quattro persone, agli ordini di un committente. Sebbene gli investigatori abbiano potuto identificare “con certezza il coinvolgimento di quattro malviventi”, non escludono l’ipotesi di “un coinvolgimento più ampio con un mandante, o addirittura con persone che potrebbero essere i destinatari” dei gioielli, ha aggiunto Laure Beccuau. Sabato scorso, una fonte vicina alle indagini sentita dal Telegraph aveva evocato “prove digitali” che certificherebbero contatti tra un agente di sicurezza del Louvre e gli autori del furto.
I malviventi, secondo la fonte, avrebbe ricevuto da questo complice interno informazioni riservate sul sistema di sicurezza del museo, utili per agire in pochi minuti, sette per la precisione, in pieno giorno. Durante la conferenza stampa, la procuratrice ha detto che “nulla permette in questa fase di affermare che i malviventi abbiano beneficiato di una qualche complicità all’interno del museo”, senza escludere totalmente l’ipotesi. Continuano, intanto, le polemiche sulle falle nella sicurezza del museo parigino. Oggi il Canard enchaînéha raccontato i malumori dei conservatori del Louvre, secondo cui la sicurezza del museo è stata sacrificata sull’altare del piano di modernizzazione da 1 miliardo ribattezzato “Nouvelle Renaissance”.
Promosso in pompa magna dall’Eliseo, mira a creare un nuovo grande ingresso all’altezza del colonnato di Perrault, sulla facciata orientale, e una nuova sala sotto la Cour Carré, dove sarà collocata la Gioconda. Interrogato la scorsa settimana in Senato assieme alla direttrice, Francis Steinbock, vice amministratore generale del Louvre, ha manifestato ai senatori lo “sconcerto” che ha colpito la nuova direzione quando, alla fine del 2021, ha scoperto lo stato di degrado dei sei PC di sicurezza installati nel
museo e la debolezza del sistema di telecamere di videosorveglianza. A novembre, inoltre, verrà pubblicato in versione integrale il rapporto della Corte dei conti sulle mancanze considerevoli e persistenti della sicurezza del Louvre. Secondo un’anticipazione del rapporto pubblicata da France Info, nell’ala Denon, dove si trovano la galleria di Apollo presa di mira dai ladri e la Gioconda, un terzo delle sale non dispone di telecamere di videosorveglianza.
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