Editoriali

Il devastante uragano Melissa e le nave americane nel Mar dei Caraibi

Redazione

L'evento meterologico catastrofico travolge la Giamaica. Gli aiuti sono già lì, se solo Trump volesse

Sono in ginocchio che prego, ha detto il primo ministro della Giamaica, Andrew Holness, mentre l’uragano Melissa in arrivo veniva classificato nella categoria 5 e presentava caratteristiche da catastrofe: non c’è nessuna infrastruttura in questa zona, ha detto Holness, che potrà reggere a questo disastro. Gli esperti fanno confronti con il passato, i “cacciatori di uragani” hanno ripreso il centro della tempesta, ma le statistiche e la storia non contano nulla di fronte alle immagini, impressionanti e tragiche, che hanno iniziato ad arrivare ancor prima che Melissa si riversasse con tutta la sua potenza su quell’isola splendida e sofferente. In Giamaica l’uragano dei record mortiferi trova il massimo sfogo, poi proseguirà nel Mar dei Caraibi fino ad arrivare sulla costa occidentale americana e risalirla fino al Canada, ma probabilmente a quel punto  la sua forza distruttrice sarà diminuita. E’ in Giamaica e nei suoi dintorni che c’è bisogno di assistenza. Al momento c’è una presenza grossa e inusuale di navi americane nel Mar dei Caraibi, dove Donald Trump sta facendo la  guerra ai cartelli della droga (che si sviluppa anche nel Pacifico orientale, dove oggi, in uno strike americano, ci sono stati 14 morti) e forse anche il suo primo regime change (in Venezuela): ci sono otto navi da guerra, seimila soldati e diverse decine di aerei, e gran parte di questi militari è  addestrata anche a rispondere ai disastri naturali. Gli Stati Uniti sono in passato intervenuti in aiuto ai paesi colpiti da uragani, con operazioni di salvataggio, consegnando cibo, acqua e generatori. Ma durante il suo primo mandato, quando nel 2017 l’uragano Maria colpì Puerto Rico, Trump non fu del tutto generoso, e quest’anno ha tagliato miliardi di dollari in aiuti esteri e smantellato l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (UsAid). Sappiamo che è ingenuo contare su una qualche forma di umanitarismo di questo presidente americano, ma per curare i danni di Melissa è comunque necessario farvi disperatamente appello.

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