Steve Bannon (GettyImages) 

Steve Bannon a tutto campo, tra terzo mandato di Trump e internazionale populista

Marco Arvati

“Sicuramente Trump otterrà un terzo mandato”. L’ex consigliere Maga parla di strategie per superare il vincolo del ventiduesimo emendamento e difende la legittimità della rielezione sostenuta dalla volontà popolare, definendo il presidente “strumento della divina provvidenza”. Poi loda i leader nazionalisti europei come Farage e Le Pen

“Sicuramente Trump otterrà un terzo mandato nel 2028”. Lo ha affermato Steve Bannon, uno degli ideologi del movimento Maga, anche consigliere di Trump per un breve periodo durante il primo mandato, in un’intervista esclusiva concessa all’Economist. Ha ribadito che ci sono varie alternative perché accada, tutte al vaglio in questo momento, e che c’è ancora bisogno di Trump per terminare la ristrutturazione governativa iniziata nel 2016. Non è la prima volta che si sente una dichiarazione del genere, ma ha colpito l’assoluta certezza con cui Bannon ne ha parlato: già a marzo, comunque, Trump aveva detto a Meet the Press che l’idea di ricandidarsi non sarebbe uno scherzo, e che aveva al vaglio alcune possibilità.

Il terzo mandato presidenziale è stato reso incostituzionale dal ventiduesimo emendamento, ratificato nel 1951: dopo i quattro mandati consecutivi di Roosevelt, morto in carica, gli statunitensi si sono cautelati dalla possibilità che la presidenza si potesse trasformare in un’istituzione vitalizia. Pertanto, si è scritto nero su bianco che un presidente può farsi eleggere due sole volte. Nei mesi scorsi, proprio sui dubbi legati alla parola “eleggere” in tanti hanno visto le possibilità di successo per Trump: il presidente sarebbe infatti stato eletto due volte, ma nulla gli vieterebbe di candidarsi vicepresidente di una figura che gli lascerebbe il posto non appena pronunciato il giuramento. Scenario, però, che non sembra essere la scelta del tycoon: Bannon, infatti, nel replicare alla giornalista che lo accusava di avallare un impianto di stampo dittatoriale, ha affermato che “se la volontà del popolo è rieleggere Trump, allora non si starebbe distruggendo la Costituzione”. Una frase che sta a significare che la volontà è quella di ricandidarsi e riottenere il supporto popolare: difficile che possa avvenire attraverso una modifica costituzionale, che i repubblicani non hanno i numeri per ottenere. Più probabile, invece, che giustificherebbero la ricandidatura di fronte alla Corte suprema, a maggioranza conservatrice.

L’intervista di Bannon, però, ha spaziato su vari temi. Ha definito Trump “un veicolo della divina provvidenza, un equivalente di Mosè”, esplicitando il legame con gli estremisti religiosi, che vedono nel presidente un profeta scelto direttamente da Dio in un mondo che si starebbe avvicinando alla fine dei tempi. Lo stesso Trump, dopo essere sopravvissuto all’attentato ai suoi danni a Butler, in Pennsylvania, durante la campagna elettorale del 2024, ha iniziato ad affermare che sarebbe stato salvato direttamente da Dio per poter terminare la sua missione.

Grande spazio, poi, è stato dato ai nazional-populisti globali, gli alleati di Bannon in Europa. Ha elogiato il leader di Reform UK, Nigel Farage, “che già nel 2012 parlava di Brexit, e ora diventerà il prossimo primo ministro del paese”. Ha anche affermato che Reform starebbe andando sempre più incontro al movimento MAGA: se prima, infatti, non parlava di deportazioni di massa, ora lo sta rendendo un tema centrale del suo attacco al governo Starmer. Farage fa comizi in tutto il Regno Unito in stile trumpiano, con espressioni forti come l’affermazione che deporterà tutti gli illegali presenti nel paese, anche fregandosene dei diritti umani. Inoltre, secondo uno scoop del New York Times, avrebbe contatti con Alliance Defending Freedom, il gruppo di pressione del conservatorismo cristiano che fin dalla nascita ha portato avanti negli Stati Uniti la battaglia antiabortista. Farage, che non ha mai preso posizione contro l’aborto nella sua carriera, a maggio di quest’anno ha iniziato a parlare del tema, definendo il limite di 24 settimane concesso a una donna nel Regno Unito per interrompere la gravidanza “ridicolo”.

Elogiando i movimenti della destra globale, insieme a Reform, Alternative fur Deutschland e il Front National di Marine Le Pen, che Bannon ha affermato di preferire a Bardella, definito “il ragazzo giovane”, Bannon ha citato anche tra i partiti presenti a un incontro internazionale nel 2013 “il movimento di Salvini”. D’altronde, durante il primo mandato di Trump era proprio il leader della Lega che Bannon ha incontrato, e a cui, secondo il Guardian, aveva suggerito di schierarsi con l’ala conservatrice della Chiesa e criticare apertamente le posizioni sull’immigrazione dell’allora papa Francesco. A tutti i partiti di destra che considera alleati, Bannon ha ricordato “che non sono soli nella lotta”.

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