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Editoriali
La storia in campagna elettorale a Budapest
Per commemorare la repressione sovietica nel 1956, ci sono state due marce. La prima del governo, la seconda dell’opposizione ed è stata organizzata dal leader di Tisza Péter Magyar. Le prossime elezioni si terranno nel 2026 e Orbán avrà davvero un rivale da temere
Sono trascorsi sessantanove anni dalla repressione sovietica in Ungheria. Nel 1956, i carri armati dell’Urss fecero irruzione nel territorio di Budapest per reprimere le proteste di un paese che aveva deciso di prendere le distanze dallo stalinismo. Gli ungheresi iniziarono a buttare giù i simboli del regime, le statue e le stelle rosse vennero abbattute, con il primo ministro Imre Nagy, volevano percorrere una strada autonoma, volevano applicare il socialismo senza le regole dettate da Mosca. Non era possibile, Kruscev mandò i carri armati a sedare, quindi a uccidere, gli ungheresi e Imre Nagy venne incarcerato e anni dopo giustiziato. Spesso, osservando l’Ungheria di oggi, ci si domanda cosa sia rimasto di quella rivoluzione, quanto il ricordo della violenza subita abbia plasmato l’Ungheria di oggi che definisce l’Unione europea peggiore dell’Unione sovietica e si lega stretta alla Russia di Vladimir Putin.
Ieri, per commemorare la morte di oltre duemila ungheresi uccisi dai carri armati sovietici, sono state organizzate due marce. La prima del governo di Viktor Orbán, chiamata Marcia per la pace in cui lo slogan principale era “non moriremo per l’Ucraina” – nessuno chiede agli ungheresi di morire per Kyiv, ci si accontenta di chiedere a Orbán di non bloccare gli sforzi europei di solidarietà e difesa. La seconda marcia era dell’opposizione, organizzata dal leader di Tisza Péter Magyar, ex orbaniano che sa bene dove colpire il suo rivale, tanto da aver organizzato un corteo alternativo, la Marcia della nazione, con fiori bianchi e vestiti d’epoca. Le prossime elezioni in Ungheria si terranno nel 2026 e da anni sarà la prima volta che Orbán avrà davvero un rivale da temere. La storia ieri è entrata per la prima volta nella campagna elettorale, ma Magyar non ha fatto nessun parallelo con la situazione in Ucraina. Due Ungherie hanno marciato per intestarsi il passato ormai così pesantemente stravolto e dimenticato.