
Nebbia moscovita
Il nuovo direttore generale del partito sovranista di Le Pen ha molti legami in Russia
Nonostante i tentativi di Bardella di allontanare il Rassemblement national da Mosca i legami tra il partito e la galassia putiniana sono ancora ben saldi. La storia di Patrice Hubert
Parigi. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national (Rn), ha cercato più volte di prendere le distanze dalla Russia di Vladimir Putin, di far dimenticare i prestiti ricevuti dal suo partito da una banca vicina al Cremlino, di convincere i francesi che i russofili di Rn, quelli che consigliavano a Marine Le Pen di abbandonare la Nato e perché no anche l’Unione europea, sono stati tutti allontanati. Ma dai tempi in cui la madrina del sovranismo francese veniva accolta in pompa magna al Cremlino ricevendo l’endorsment di Putin per le presidenziali del 2017 è cambiato ben poco: tra Rn e la galassia putiniana i legami sono ancora saldi. A confermarlo è un’inchiesta del Monde sulle “reti russe” di Patrice Hubert, nominato a inizio settembre direttore generale di Rn, a un anno dalle dimissioni del suo predecessore Gilles Pennelle, giudicato responsabile del fallimento del “plan Matignon”, ossia del piano che doveva portare Bardella alla guida del governo francese dopo le elezioni legislative anticipate dell’estate 2024.
Sconosciuto fino a pochi giorni fa dal Tout-Paris politico-mediatico, questo bretone di cinquant’anni viene dal mondo dell’impresa: è stato direttore commerciale dei colossi dell’agroalimentare Mondelez e Kellogg’s, prima di entrare nella multinazionale del settore dei pneumatici Bridgestone. Un percorso che tuttavia non lo ha mai allontanato dal Front national, diventato nel frattempo Rassemblement national, di cui è membro dal 2011, l’anno in cui Marine Le Pen assume le redini del partito. Lo stesso anno, Hubert vola a Mosca dove crea un’antenna del partito lepenista in Russia per i francesi espatriati, la maggior parte dei quali proviene dal mondo degli affari. Nella capitale russa resta cinque anni, durante i quali frequenta assiduamente le riunioni pubbliche della Camera di commercio e dell’industria franco-russa, guidata da Emmanuel Quidet. Quest’ultimo, nel 2022, viene destituito dalla sua carica sotto la pressione del ministero degli Esteri francese, dopo essere stato naturalizzato russo in segno di gratitudine per il suo sostegno incondizionato a Vladimir Putin. Ma Hubert, durante la sua parentesi moscovita, si è avvicinato anche all’oligarca Konstantin Malofeev, uno dei principali sponsor delle operazioni para-diplomatiche del Cremlino volte a destabilizzare l’Ue. Soprannominato “l’oligarca di Dio”, nel 2014 Malofeev ha permesso a Cotelec, il micro-partito di Jean-Marie Le Pen, di ottenere un prestito di 2 milioni di euro per finanziare la campagna di Fn per le europee dello stesso anno. Del fondatore del partito della destra identitaria, Patrice Hubert è stato un grande amico. “Hubert ha avuto come zio e mentore Jacques Henriquet. Militante pro-Algeria francese, Henriquet strinse una profonda amicizia con Jean-Marie Le Pen. A tal punto da presentargli il suo giovane nipote, che è rimasto un assiduo frequentatore di Jean-Marie e della moglie Jany Le Pen nella loro casa di Rueil-Malmaison fino agli ultimi anni”, racconta al Foglio Charles Sapin, giornalista del Point che segue Rn e ha dedicato un ritratto a Hubert.
Al suo ritorno da Mosca, il nuovo direttore generale di Rn mette i suoi contatti moscoviti a disposizione del partito: tra questi figura un avvocato fiscalista cattolico-conservatore, Olivier Burlotte, che aveva fatto entrare nell’antenna russa di Rn a Mosca e nel 2021 verrà eletto consigliere consolare per la Russia e la Bielorussia della formazione lepenista. “Ora la sfida principale per Hubert è quella di costruire un’architettura stabile del movimento su tutto il territorio, consentendo al partito di poter contare, durante le varie elezioni, su un forte radicamento locale. Una vecchia promessa fatta da Marine Le Pen al suo movimento nel 2011, che fino ad ora non è mai stata mantenuta”, spiega al Foglio Charles Sapin. L’altra sfida è quella di sedurre gli ambienti economici, vendere il marchio Bardella tra i grandi imprenditori francesi. Perché in caso di conferma dell’ineleggibilità da parte della Corte d’appello per l’appropriazione indebita dei fondi Ue, Marine Le Pen non potrà presentarsi alle presidenziali del 2027. Verrà allora attivato il “piano B”: B come Bardella. “Quello di direttore generale è un ruolo nevralgico”, spiega Sapin, “è una sorta di torre di controllo, sotto la diretta supervisione di Jordan Bardella, che coordina i poli comunicazione, donatori, grandi eventi, ma anche e soprattutto l’organizzazione delle federazioni e delle elezioni”.