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La vittoria

In Bolivia vince il democristiano Rodrigo Paz

Maurizio Stefanini

Il presidente eletto entrerà in carica l'8 novembre e si troverà davanti un paese in recessione e impantanato in una profonda crisi economica, aggravata dal crollo dell'industria degli idrocarburi, principale fonte di reddito nazionale. Ma promette tempi di "cambiamento e rinnovamento"

Il democristiano Rodrigo Paz Pereira ha vinto il ballottaggio presidenziale in Bolivia, con il 54,53 per cento dei voti contro il 45,47 di Jorge “Tuto” Quiroga Ramírez, che invece correva per l'alleanza di destra Libre. Entrambi i nomi richiamano in qualche modo al passato di prima che nel 2006 il leader cocalero Evo Morales arrivasse al potere, cambiando addirittura il nome della Repubblica di Bolivia in Stato Plurinazionale di Bolivia, con una nuova Costituzione ispirata un po' all'indigenismo e un po' al modello chavista. Paz Pereira è infatti figlio di Jaime Paz Zamora, che fu presidente socialdemocratico tra 1989 e 1993, mentre “Tuto” Quiroga fu lui stesso presidente, tra 2001 e 2002. Ciò dà un po' l'idea di quale sia il clima di stanchezza per l'attuale situazione, da cui questo risultato.

 

Paz, che entrerà in carica l'8 novembre, dovrà infatti affrontare una situazione complicata. Lui promette che stanno arrivando tempi di “cambiamento e rinnovamento”. “Più forte sarà la nostra democrazia, più pacifiche saranno la vita del popolo boliviano e il contesto internazionale”. Ma la Bolivia è in recessione, e impantanata in una profonda crisi economica, aggravata dal crollo dell'industria degli idrocarburi, principale fonte di reddito nazionale. Per oltre due anni, la popolazione ha dovuto affrontare aumenti sostenuti dei prezzi, carenze di carburante e una crisi valutaria causata dalla mancanza di dollari sul mercato. Effetto di questo quadro, il Movimento al Socialismo (Mas) di Evo Morales si è diviso in tre tronconi, con la rottura tra lo stesso Morales e il presidente Arce, suo ex-delfino, che gli ha impedito di ricandidarsi con una sentenza costituzionale. Il candidato del Mas ufficiale si è fermato al 3,17 per cento. Morales, oltretutto latitante con accuse di supro di minorenne e tratta di persone, ha predicato l'astensione elettorale, e ora dice che il voto è illegittimo. Il presidente del Senato Andrónico Rodríguez, che ha rotto con tutti e due, ha avuto l'8,51 per cento.

 

Il nuovo presidente ha delineato un programma di decentramento, formalizzazione economica, riduzione delle tasse e tagli alla spesa pubblica, in particolare per quanto riguarda i sussidi al carburante, sebbene con eccezioni per i settori vulnerabili. La composizione della prossima Assemblea Legislativa Plurinazionale, come è la sua definione ufficiale, richiede possibili accordi, perchè il Partito Democratico Cistiano di Paz ha solo 16 senatori su 36 e 49 deputati su 130. Samuel Doria Medina, facoltoso imprenditore che con il 19,69 per cento era arrivato terzo al primo turno, ha però promesso l'appoggio dei suoi 26 deputati e 7 senatori. Anche lo sconfitto, che ha 39 deputati e 10 senatori, ha riconosciuto la vittoria di Paz e si è congratulato.

 

Felicitazioni sono arrivate da varie amministrazioni di destra della regione. “Gli Stati Uniti si congratulano con il Presidente eletto Rodrigo Paz per la sua elezione a Presidente della Bolivia. Ci congratuliamo anche con il popolo boliviano per questo momento storico per il suo Paese”, ha dichiarato il Segretario di Stato Marco Rubio, celebrando la fine di 20 anni di “cattiva gestione” del paese da parte di governi di sinistra, e promettendo che “gli Stati Uniti sono disposti a collaborare con la Bolivia su priorità condivise, come la fine dell'immigrazione illegale, il miglioramento dell'accesso al mercato per gli investimenti bilaterali e la lotta alle organizzazioni criminali transnazionali per rafforzare la sicurezza regionale”.

 

“Congratulazioni al presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz Pereira, per la sua vittoria alle elezioni di questa domenica, e a tutto il popolo boliviano per il suo impegno per la democrazia e il suo desiderio di rinnovamento”, ha a sua volta espresso il presidente argentino Javier Milei, affermando come “questo è un giorno storico per la Bolivia, che si lascia alle spalle 20 anni di fallimentare modello di 'socialismo del XXI secolo', che ha causato così tanti danni alla nostra regione. La Bolivia tornerà a far parte del mondo libero, intraprendendo un percorso incentrato sull'apertura economica, sulla lotta alla corruzione e all'insicurezza e sulla fine dell'era dello spreco statale”. Il governo del Paraguay ha manifestato il suo impegno a collaborare con il governo eletto per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali. Il Presidente di Panama José Raúl Mulino ha riferito di aver parlato telefonicamente con Rodrigo Paz Pereira per congratularsi con lui. Il presidente ad interim del Perù José Jerí ha pure lui teefonato, e manifestato l'intenzione di ristabilire le relazioni tra i due paesi “il prima possibile”. Anche il governo dell'Ecuador ha manifestato soddisfazione e l'intenzione di ristabilire reazioni cordiali.

 

Da leggere in una chiave particolare è l'apprezzamento di Henrique Capriles Radonski, leader dell'ala della opposizione venezuelana che ha accettato di partecipare alle ultime elezioni. “Estendiamo le nostre congratulazioni all'amato popolo boliviano per questa giornata democratica e al presidente eletto Rodrigo Paz. Ogni voto espresso e rispettato è una vittoria per la democrazia. Tempi nuovi propizi alla riunione, al progresso e alle opportunità per tutti i boliviani. Che questa fase sia segnata dal dialogo, dalla giustizia, dalla crescita e da una rinnovata speranza per tutti”. “Una nuova era per la Bolivia” è auspicata anche dal governatore di San Paolo ed ex ministro, Tarcísio Gomes de Freitas, secondo cui “l'elezione di Rodrigo Paz pone fine a quasi 20 anni di governo di sinistra, un periodo che ha lasciato profonde conseguenze per il Paese. La Bolivia sta affrontando una crisi profonda, caratterizzata da un'inflazione elevata, carenza di valuta estera e carenza di carburante: sfide ancora più grandi per una nazione che ha già il Pil pro capite più basso del Sud America”

 

Da sinistra sono arrivati apprezzamenti sui Social dal presidente cileno Gabriel Boric. “Mi congratulo con il Presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, per la sua vittoria alle elezioni e con tutto il popolo boliviano per la sua partecipazione democratica alle urne. Riaffermiamo il nostro impegno a rafforzare la cooperazione e il lavoro congiunto tra Paesi fratelli a beneficio dei nostri popoli”. Anche il presidente uscente Arce si è congratulato “con Rodrigo Paz Pereira, presidente eletto in uno storico secondo turno elettorale tenutosi per la prima volta in Bolivia, e auguro al suo governo il massimo successo”. “Come governo, siamo pronti a lavorare per la transizione ordinata a cui ci siamo sempre impegnati”.


La Banca Mondiale ha però previsto un tasso di inflazione annuo del 23% fino al 2027. L'amministrazione uscente ha esaurito le riserve attraverso sussidi al carburante e politiche di importazione. Una cattiva gestione potrebbe scatenare tensioni sociali che, al di là della formula di circostanza di Arce, potrebbero essere strumentalizzate dai vecchi leader. A partire appunto da Evo Morales, che come ricordato ha già detto di non riconoscere il risultato.

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