
in francia
Il colpo al Louvre è riuscito perché i tesori francesi non sono ben protetti
Il furto in pieno giorno rivela le falle sistemiche nella sicurezza del museo più visitato al mondo, e riaccende le polemiche sulla gestione del patrimonio culturale in Francia. Un altro grattacapo per Macron
Il clamoroso furto dei gioielli napoleonici e della Corona di Francia andato in scena domenica mattina al Louvre, il museo più visitato al mondo, è stato definito la “casse du siècle” dalla stampa francese. Un’espressione che era stata utilizzata per raccontare nel 1976 il colpo del secolo alla Société Générale di Nizza, messo a segno “senza armi, senza odio, senza violenza” da Albert Spaggiari. Ma il bottino portato via al Louvre due giorni fa da quattro individui travestiti da operai, e ancora in fuga, è molto più importante dal punto di vista simbolico dei 46 milioni di franchi rubati da Spaggiari.
Si tratta infatti di otto gioielli esposti nelle vetrine “Napoleone” e “Sovrani francesi” della galleria di Apollo: pezzi dal valore patrimoniale inestimabile, tra cui un diadema appartenente all’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, decorato con 212 perle e 1998 diamanti, e un collier delle regine Maria-Amelia e Ortensia, composta da 8 zaffiri e 631 diamanti. Accanto al timore diffuso che i singoli gioielli vengano smontati, ritagliati e rapidamente venduti in piazze più o meno illegali, il dibattito si concentra sulle gravi falle nella sicurezza.
Un rapporto della Corte dei conti preparato nelle scorse settimane e rivelato ieri da France Info denuncia mancanze “considerevoli” e “persistenti” nella sicurezza del museo parigino. Nell’ala Denon, dove si trovano la galleria di Apollo ma anche la Gioconda, un terzo delle sale non dispone di telecamere di sorveglianza. La Corte dei conti sottolinea anche la mancanza di volontà della direzione del museo: nonostante un budget operativo annuale di 323 milioni di euro, “gli importi impegnati sono modesti rispetto alle esigenze stimate”, si legge nel rapporto.
Lo scorso 28 gennaio il presidente Emmanuel Macron aveva presentato un maxipiano di modernizzazione del museo parigino battezzato “Nuovo Rinascimento del Louvre”: uno sforzo da 700-800 milioni di euro su dieci anni, destinato non solo a rafforzare la creazione di un nuovo ingresso all’altezza del colonnato di Perrault, sulla facciata orientale, ma anche a migliorare la sicurezza degli spazi espositivi. Domenica scorsa alle 14 e 30 la direttrice del Louvre, Laurence des Cars, ha riunito il personale del museo per fare il punto sull’accaduto. Ma il suo discorso, secondo le informazioni rivelate dal Monde, sarebbe stato accolto con molti fischi dai dipendenti, che denunciano la carenza di risorse all’origine dei problemi di sicurezza e accusano l’amministrazione di mancanza di lungimiranza.
Il 16 giugno scorso, un altro lunedì, il Louvre rimase chiuso per lo sciopero spontaneo dei dipendenti. Ieri, per il secondo giorno consecutivo, il Louvre non ha aperto al pubblico. “Il Louvre è chiuso. Gli agenti avevano lanciato l’allarme. Chiedono spiegazioni alla direzione e hanno deciso di scioperare. Hanno il mio pieno sostegno”, ha scritto ieri su X lo storico Éric Anceau. Secondo quanto riferito al Monde da un dipendente del Louvre, la galleria di Apollo, oggi, è sorvegliata solo da cinque agenti, invece dei sei tradizionali. E durante la prima pausa mattutina, che dura trenta minuti, sono solo in quattro: esattamente la finestra di tempo sfruttata domenica dai malviventi per agire. “Sappiamo bene che i musei francesi sono molto vulnerabili”, ha ammesso il ministro dell’Interno Laurent Nuñez, aggiungendo che un “piano di sicurezza” recentemente varato dal ministero della Cultura riguardava in particolare il Louvre.
Lunedì, dopo una riunione di crisi a Place Beauvau, sede del ministero dell’Interno, Nuñez ha chiesto a tutti i prefetti di rafforzare i dispositivi di sicurezza intorno agli istituti culturali. Il Louvre non è l’unico museo a essere stato preso di mira negli ultimi tempi. A metà settembre, sei chili di oro nativo del valore di 600 mila euro sono stati rubati dal Museo di storia naturale di Parigi. Sempre a settembre, al Museo Adrien Dubouché di Limoges, sono state trafugate alcune porcellane cinesi il cui valore è stimato attorno ai 6,5 milioni di euro.