editoriali

Si vota nella parte nord di Cipro, tra l'unione delle nazioni turche e i filoeuropei

Il presidente uscente Tatar difende la linea dei “due stati” voluta da Ankara. Lo sfidante Erhurman punta sulla riunificazione federale e su un futuro europeo. Il dilemma di una nazione che da cinquant’anni non riesce a ricomporsi

   

Domenica si terranno le elezioni presidenziali nella parte settentrionale di Cipro, sede della Repubblica turca di Cipro del nord, entità autoproclamata e riconosciuta soltanto dalla Turchia. L’isola rimane divisa dal 1974, quando l’intervento militare turco seguì al colpo di stato dei nazionalisti greco-ciprioti, volto a rovesciare l’allora presidente, l’arcivescovo greco-ortodosso Makarios, e a realizzare l’enosis, ossia l’unificazione con la Grecia. L’elezione contrappone il presidente uscente Ersin Tatar al leader dell’opposizione Tufan Erhurman e si configura come un referendum sulla direzione futura della piccola repubblica: Turchia o Europa?

 

La campagna elettorale ha messo in evidenza la frattura all’interno della comunità turco-cipriota riguardo al futuro dei rapporti con la Repubblica di Cipro, abitata dalla comunità greca e membro dell’Unione europea. Da un lato, Tatar sostiene con fermezza la soluzione dei due stati, promuovendo una piena integrazione con la Turchia e presentandosi come fautore dell’unità tra le nazioni turche. Dall’altro, Erhurman, esponente dell’opposizione filoeuropea, propone di riavviare i negoziati per una Cipro federale e riunificata. Pur mantenendo questa posizione, Erhurman ha condotto la sua campagna con un approccio pragmatico, cercando un difficile equilibrio tra la presa di distanza dalla linea dei “due stati” sostenuta da Ankara e la volontà di non compromettere i rapporti con la Turchia. Qualora nessun candidato raggiungesse la maggioranza assoluta dei voti, si andrà al ballottaggio. 

 
La questione di Cipro rimane ancora oggi irrisolta, con l’Onu che mantiene sull’isola una forza di pace dal 1964. A luglio, dopo una serie di incontri tra i rappresentati delle due comunità assieme a Grecia, Turchia e Regno Unito, i colloqui informali per la riapertura di alcuni valichi tra il nord e il sud dell’isola si sono conclusi senza risultati concreti.