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Il libro

La lezione di Samuel Paty alla Francia, cinque anni dopo

Mauro Zanon

"Samuel Paty, un procès pour l'avenire" è stato scritto dalla sorella dell'insegnante assassinato, assieme alla politologa Valérie Igounet e al vignettista Guy Le Besnerais. Un libro pensato per “l’après”, per il dopo, che aiuta a ragionare su un cataclisma sociale, politico, umano e istituzionale, con uno sguardo al futuro 

“Samuel Paty, un procès pour l’avenir” (Flammarion) non è solo un resoconto delle sette settimane di processo che hanno portato alle condanne degli otto protagonisti della macchina infernale che convinse Abdoullakh Anzorov, un giovane radicalizzato, a uccidere un insegnante di scuola media di Conflans-Sainte-Honorine, un ussaro della République come Samuel Paty. E’  anche un libro sull’islamismo e l’indottrinamento, la libertà di espressione e l’insegnamento, la blasfemia e la menzogna, la laicità e la democrazia, un libro pensato per “l’après”, per quello che verrà, per trasmettere alle nuove generazioni gli insegnamenti di un professore di storia e geografia, assassinato cinque anni fa per aver mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo su Maometto.

“Far riflettere gli studenti affinché diventassero cittadini consapevoli: era questa la missione di Samuel”, dice Gaëlle Paty, sorella dell’insegnante e autrice del libro assieme alla politologa Valérie Igounet e al vignettista Guy Le Besnerais. Per molti professori la ferita di quel 16 ottobre 2020 che sconvolse la Francia è ancora aperta. Le immagini commoventi dell’entrata della bara di Paty nel cortile della Sorbona sulle note di “One love, one life”, poco prima che il presidente Emmanuel Macron gli conferisse la Legione d’onore, sono ancora scolpite nella memoria. “Continuerò a sostenere gli uomini e le donne che fanno vivere Samuel nelle aule scolastiche francesi. Samuel non morirà mai una seconda volta, ve lo prometto”, ha affermato la sorella dell’insegnante ai Rendez-vous de l’histoire di Blois, in occasione della presentazione del libro.

Come scrive Valérie Igounet, “l’attentato contro Samuel Paty non è stato solo un assassinio. E’ stato un cataclisma sociale, politico, umano, istituzionale. E’ stata una frattura”. Il processo ha messo in luce le molteplici responsabilità, il ruolo distruttivo dei social network nella diffusione della menzogna, la fatwa digitale, l’insieme di rinunce e reticenze che hanno prodotto l’indicibile. “Samuel è morto anche perché sono state dette cose senza senso, perché sono state diffuse menzogne sui social. L’unica lezione che dovremmo trarre da tutto questo è smettere di dire cose senza senso, verificare i fatti e diffondere solo fatti verificati”, secondo Gaëlle Paty. Che ha seguito giorno dopo giorno il processo. “Ero lì anche per capire le persone, come questi otto imputati fossero arrivati a quel punto, come fossero stati coinvolti in modo più o meno diretto, come fossero arrivati a compiere quell’attentato”, ha raccontato. “Capire non significa perdonare. Capire permette di dare un senso a ciò che è successo. Capire i fatti, le persone, permette di guardare la realtà, di rendere reali i fatti, di accettarli”, ha aggiunto la sorella dell’insegnante.

Gli otto imputati sono stati tutti condannati nel dicembre 2024 con pene tra i 3 e i 16 anni. Quattro hanno fatto appello, tra cui i due complici dell’assassino, Azim Epsirkhanov, 19 anni all’epoca dei fatti, e Naim Boudaoud, allora diciottenne, entrambi condannati a 16 anni. Il processo si terrà nel gennaio 2026. “Sarò presente”, ha dichiarato all’Union Gaëlle Paty, ma “non mi aspetto molto, tanto più che hanno gli stessi avvocati, quindi immagino che le loro strategie difensive saranno molto simili. Mi aspetto che la giustizia confermi quanto deciso in primo grado”.

Oggi, come ogni anno dal 16 ottobre 2020, si terrà in tutte le scuole francesi un minuto di silenzio per ricordare il professore di storia e geografia. Per Gaëlle Paty, sarebbe opportuno dedicare più tempo, dedicare una giornata a “parlare di giustizia, di social network, a realizzare progetti simbolici intorno a questi attentati che consentano una coesione all’interno degli istituti tra insegnanti, dirigenti scolastici, personale educativo e studenti”. Per rendere omaggio a Samuel, afferma la sorella, bisogna “onorare il suo rigore intellettuale, quello che aveva, che predicava e che cercava di trasmettere ai suoi studenti”.

 

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