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Le Pen ricorda che Meloni non è Le Pen

Redazione

La leader del Rn ha detto che invidia "l'enormità" dei fondi del Pnrr che hanno riguardato l'Italia. Ma si tratta di prestiti che dovremo restituire. L’ostilità lepenista è l’immagine perfetta delle destre senza cultura di governo

La leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, parlando ala radio nazionale, ha affermato: “La cosa che invidio a Giorgia Meloni è l’enormità del piano che ha riguardato l’Italia, e che noi, la Francia, andremo a pagare”. E’ una frase a effetto, in realtà viziata da una serie di dati di fatto, a cominciare dal fatto che si tratta nella gran parte di prestiti a tasso agevolato, che l’Italia dovrà restituire, mentre il peso sul bilancio francese risulta irrisorio. Ma un’ideologia sovranista spinge a sottolineare criticamente tutte le operazioni sovranazionali, nell’illusione che ciascuno possa e debba fare da sé. Le Pen voleva attaccare l’Europa, non il governo italiano, infatti ha aggiunto: “Non minimizzo il lavoro della Meloni, ma con 240 miliardi ricevuti dall’Ue è più facile”. Ciò su cui invece insiste è nel parlare di denaro ricevuto dall’Unione, come se si trattasse di trasferimenti e non di prestiti.

 

Questa vicenda mette in luce la differenza tra il sovranismo alla Le Pen e l’atteggiamento concreto della destra italiana, che pur essendo fuori dal perimetro originario della governance europea, si è sempre più inserita nei meccanismi decisionali, non ha mai votato le mozioni di censura alla presidente della Commissione, presentate dalla destra e dalla sinistra, compresi settori dei Verdi che in teoria sarebbero parte della maggioranza. Dell’originaria impostazione sovranista di Fratelli d’Italia non resta quasi nulla, perché l’esercizio concreto delle responsabilità di governo ha portato a ragionare sui vantaggi che si potevano ottenere da un atteggiamento collaborativo. Caso mai bisognerebbe chiedere a Matteo Salvini, che condivide con la Le Pen molti atteggiamenti critici verso l’Unione europea, ma che nell’esercizio delle sue finzioni di ministro delle infrastrutture ha largamente utilizzato (giustamente) i prestiti europei, che cosa pensa dell’alzata d’ingegno della sua “alleata”. Forse anche Le Pen, se dovesse governare, ragionerebbe sui fatti e non sulla propaganda, ma è meglio, per la Francia e per l’Europa, che questo non avvenga.

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